Ormai lo sentiamo dire da diverso tempo, serve una riforma pensioni che riesca a rendere più flessibile l’attuale sistema previdenziale: la soluzione potrebbe essere rappresentata dall’inserimento della pensione anticipata, magari in formule nuove e specifiche a seconda dei casi. Al momento non ci sono novità ufficiali, ma si possono individuare le misure di flessibilità che sono al vaglio del Governo: vediamo come funzionano e quali sono i loro vantaggi e svantaggi.
Riforma pensioni: flessibilità nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica
Innanzi tutto bisogna precisare che l’Esecutivo si dovrà muovere nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica: questo vuol dire che le misure che saranno eventualmente adottate dovranno essere (quasi) a costo zero per le casse dello Stato. Gli obiettivi sono quelli di introdurre meccanismi di flessibilità (con delle penalizzazioni per chi sceglie di uscire prima dal mondo del lavoro) e di fare interventi selettivi per quanto riguarda i lavori usuranti e la disoccupazione involontaria.
Le ipotesi in caso di disoccupazione involontaria ed esubero
Per quanto riguarda la pensione anticipata il Governo sta studiando tre formule, due pensate per il lavoratore che rischia di rimanere disoccupato e non ha la possibilità di reinserirsi nel mercato del lavoro, mentre l’altra è riservata a chi sceglie volontariamente di lasciare anticipatamente il proprio posto. Per quanto riguarda la prima categoria le due ipotesi sono:
- nel caso del disoccupato non pensionabile perché non ha ancora raggiunto i requisiti anagrafici previsti dalla legge Fornero il trattamento verrebbe finanziato dallo Stato: si tratta dell’intervento selettivo su categorie più a rischio citate prima;
- nel caso del lavoratore in esubero per ristrutturazione aziendale il trattamento verrebbe finanziato, almeno in parte, dall’impresa per gli anni che mancano al raggiungimento dei requisiti per la pensione; per un’operazione di questo tipo si potrebbe aprire una sorta di mercato degli anticipi pensionistici che potrebbe coinvolgere Governo, Inps, assicurazioni e banche.
Pensione anticipata, la soluzione più accreditata è il prestito pensionistico
Tra le diverse proposte che sono state presentate, quella del prestito pensionistico sembra quella che ha più possibilità di essere approvata per chi opta volontariamente per la pensione anticipata. In questa nuova versione verrebbero coinvolte anche le banche, in modo da ridurre ulteriormente il peso dell’operazione sulla spesa pubblica. In pratica i lavoratori avrebbero la possibilità di andare in pensione fino a 3 anni prima del raggiungimento dei requisiti (63 anni e 7 mesi di età anagrafica e 39 anni e 10 mesi di età contributiva), andando incontro ad una penalizzazione sull’assegno pari al 3-4% per ogni anno di anticipo.
Tecnicamente la somma che si riceve non si tratta di una vera e propria pensione, ma di un prestito garantito dalla “vera” pensione che il lavoratore inizierà a ricevere una volta raggiunti i requisiti ordinari. Ma questa formula non piace a tutti e in molti hanno sollevato alcune perplessità: il dubbio più importante riguarda il costo della previdenza sociale, che in pratica viene spostato dallo Stato ai lavoratori e alle banche. E poi ci sono dei casi che dovrebbero essere studiati meglio: se il pensionato muore prematuramente cosa succede? Forse il debito con la banca potrebbe essere saldato grazie ad un’assicurazione, ma questo comporterebbe ulteriori costi. Gli interessi bancari sull’importo anticipato saranno a carico del lavoratore? Anche questo sarebbe un costo ulteriore che andrebbe ad aggiungersi alla penalizzazione. Quali saranno le garanzie da offrire alle banche? Questi sono alcuni dei punti ancora non chiari per quanto riguarda il prestito pensionistico.
Novità in tempi brevi
Se ne saprà sicuramente di più quando il Governo presenterà un suo documento entro questo mese di maggio 2016. Se c’è la volontà di far rientrare queste misure nella legge di Bilancio 2017 allora i tempi per la loro approvazione sono abbastanza ristretti, visto che dovrebbe arrivare entro settembre. Cesare Damiano si è detto soddisfatto per il fatto che finalmente l’Esecutivo sembra aver messo al centro della discussione il tema della flessibilità, un argomento che solo fino a pochissimo tempo fa non era considerato una priorità.