Sono tante le novità contenute nella riforma pensioni 2017: proviamo a fare il punto della situazione per quanto riguarda APE, precoci e Opzione Donna cercando di scoprire cosa cambia, quali sono i vari requisiti necessari per accedere alla pensione anticipata, l’importo e quali sono i lavoratori coinvolti.
APE 2017: requisiti, costi e tipologie di anticipo pensionistico
Partiamo da quella che pare essere la novità più importante di questa riforma, ovvero l’APE. L’anticipo pensionistico è uno strumento sperimentale che a partire dal 2017 permetterà ai lavoratori che hanno raggiunto i 63 anni di età e i 20 anni di contribuzione di richiedere la pensione anticipata. Si può accedere all’APE solo se non mancano più di 3 anni e 7 mesi al raggiungimento dei requisiti anagrafici per la “normale” pensione di vecchiaia. Come abbiamo già avuto modo di dire in altri articoli relativi alle novità della riforma pensioni, l’APE potrà essere di tre diverse tipologie, infatti oltre a quella volontaria ci sono l’APE aziendale e l’APE sociale (per la quale però sono richiesti 30/36 anni di contributi).
- APE Volontaria: vi possono accedere dipendenti pubblici, privati o autonomi; chi è interessato a questa possibilità deve chiedere la certificazione delle pensione futura all’Inps, così saprà tutto sulla durata e sull’ammontare dell’anticipo pensionistico e avrà a disposizione l’elenco di banche e assicurazioni che hanno aderito all’iniziativa. La proposta viene sottoscritta online e al termine delle dovute verifiche l’importo accordato può iniziare ad essere erogato in rate mensili. Da quando il lavoratore raggiunge l’età della pensione di vecchiaia, l’Inps erogherà assegni già al netto della rata di ammortamento (quota di restituzione del capitale, interessi e assicurazione). Se il pensionato muore il debito residuo viene pagato dall’assicurazione e se qualcuno ha il diritto alla reversibilità l’assegno verrà corrisposto senza decurtazioni (il prestito non prevede garanzie reali). La restituzione delle rate termina dopo 20 anni dal pensionamento e l’assegno mensile potrà tornare al suo importo pieno.
- APE Sociale: è uno strumento a cui possono accedere i disoccupati con 30 anni di contributi e senza ammortizzatori sociali, i lavoratori con 30 anni di contributi che assistono familiari (solo di primo grado) con disabilità grave, i lavoratori con 30 anni di contributi che hanno un’invalidità pari o superiore al 74%, lavoratori con 36 anni di contributi che svolgono un lavoro particolarmente pesante (è necessario che lo abbiano svolto per almeno 6 anni consecutivamente). In questo caso si riceve un trasferimento monetario direttamente dall’Inps che sarà uguale alla pensione certificata al momento della richiesta (fino ad un massimo di 1.500 euro lordi, ma chi ha diritto ad una pensione più alta può chiedere la differenza con il meccanismo dell’APE volontaria); questa forma sociale dell’anticipo pensionistico vuene tassata come reddito da lavoro dipendente, quindi l’importo netto sarà superiore rispetto a quello di una pensione equivalente. Le banche e le assicurazioni non sono coinvolte nel meccanismo.
- APE aziendale: può essere richiesta da coloro che rientrano in un piano di ristrutturazione aziendale o che trovano un accordo con la ditta per cui lavorano.
Uno dei dubbi più grandi relativi a questo sistema per raggiungere la pensione anticipata è quello relativo ai costi per il lavoratore che sceglie di chiedere l’anticipo pensionistico; solo i numeri riescono ad esprimere bene questo concetto: la rata per l’Ape volontaria può andare dal 2% al 5,5% per ogni anno di anticipo rispetto ai requisiti della pensione di vecchiaia e varia in base alla percentuale dell’assegno che viene richiesta. Chi chiede l’85% della pensione maturata fino al momento della domanda per l’APE volontaria dovrà sopportare una rata media del 4,7% per ciascun anno di anticipo. Il prestito viene rimborsato in 20 anni e la rata varia dal 5,4% per il primo anno di restituzione al 4,1% per l’ultimo; le ipotesi parlano di un Tan al 2,5% e di un premio assicurativo pari al 29% del capitale. Sulla quota degli interessi e del premio è prevista una detrazione fiscale del 50%.
Le novità della riforma sulla pensione anticipata dei lavoratori precoci
La riforma pensioni introduce delle novità anche per i lavoratori precoci (coloro che hanno versato almeno 12 mesi di contributi prima di compiere 19 anni), che possono richiedere la pensione anticipata solo se presentano determinati requisiti. Ai 41 anni di contributi (che consentono un anticipo di 10 mesi per le lavoratrici e di un anno e 10 mesi per i lavoratori rispetto alle regole correnti) si devono aggiungere gli adeguamenti alle aspettative di vita; per richiedere la pensione anticipata a prescindere dall’età anagrafica è necessario che il lavoratore precoce rientri in una delle quattro categorie che abbiamo già visto per l’APE sociale, ovvero stato di disoccupazione senza ammortizzatori sociali, assistenza ad un parente di primo grado con handicap grave, invalidità del 74% e l’impiego in mansioni faticose (per almeno sei anni di fila).
Qui il dubbio più importante riguarda l’individuazione di quelle che vengono definite mansioni faticose: sono quelle usuranti, quelle svolte dai lavoratori notturni, dai conducenti di veicoli pubblici con più di 8 posti, dagli operai dell’ industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli immobili, i conduttori di gru e altri macchinari per la perforazione di costruzioni, i conciatori di pellicce e pelle, i conduttori di convogli ferroviari e il personale viaggiante, i conduttori di camion e mezzi pesanti, infermieri e ostetriche che lavorano in turni all’ospedale, gli addetti all’assistenza di persone non autosufficienti, i professori di scuola pre-primaria, i facchini e gli addetti allo spostamento merci, il personale non qualificato addetto alla pulizia, gli operatori ecologici.
Anche se alcuni requisiti sono gli stessi, la pensione anticipata dei precoci si differenzia dall’APE Sociale perché non è una misura sperimentale, ma strutturale. Il decreto attuativo verrà emanato entro i primi giorni di marzo (ovvero entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di Bilancio 2017) e dovrà chiarire molti aspetti, tra cui la definizione delle procedure di accesso, l’individuazione delle caratteristiche delle attività usuranti, i criteri di priorità nel caso di esaurimento delle risorse stanziate (che sono 360 milioni per il 2017, 550 milioni per il 2018, 570 per il 2018 e 590 a partire dal 2020).
Ancora attesa per il rinnovo dell’Opzione Donna
Il rinnovo dell’Opzione Donna sembrava una delle misure con più possibilità di essere approvate; in realtà si sta ancora aspettando l’esito dell’azione di monitoraggio (il cosiddetto Contatore): nonostante le continue pressioni dei comitati che spingono per la proroga dell’Opzione Donna, dai ministeri interessati non arrivano notizie ufficiali. Ricordiamo che questa misura consente alle lavoratrici dipendenti con almeno 35 anni di contributi di richiedere la pensione anticipata a 57 anni e 3 mesi (un anno in più per le autonome) in cambio del ricalcolo dell’assegno con il meno conveniente metodo contributivo. I più maliziosi pensano che qualche notizia possa arrivare a ridosso del 4 dicembre, in modo da utilizzare la proroga della misura come strumento per accalappiare qualche Sì al referendum costituzionale, ma a prescindere da quelli che possono essere solo chiacchiere e sospetti di alcuni, il silenzio delle istituzioni su questo argomento sta facendo perdere la pazienza a tante lavoratrici che da troppo tempo attendono una risposta.