Qualcosa si muove, pare che nella legge di Stabilità ci sarà anche qualche intervento in merito alla pensione anticipata (ovvero la possibilità di lasciare il lavoro una volta raggiunti i 62 anni di età e i 35 ci contributi, anche se con delle penalizzazioni sull’assegno). I dubbi rimangono su come questo potrà accadere, visto che Renzi e Boeri spingono per una riforma a costo zero, mentre Damiano continua ad escludere che questo possa accadere. Anche Poletti in un’intervista al Corriere della Sera ha dichiarato che l’introduzione di un meccanismo di flessibilità non deve per forza essere a costo zero.
La flessibilità non sarà a costo zero
Il Ministro del Lavoro da tempo ha espresso la sua opinione sulla pensione anticipata: bisogna fare qualcosa per favorire la staffetta generazionale e lo Stato deve prendere provvedimenti in questo senso. Se proprio non si può fare a costo zero, l’obiettivo diventa quello di fare in modo che la flessibilità in uscita sia il meno onerosa possibile per le casse dello Stato.
Tagli progressivi per chi sceglie la pensione anticipata
Così l’idea originale di Cesare Damiano che prevede una decurtazione dell’assegno del 2% per ogni anno di anticipo potrebbe essere rivista, con un taglio sulla pensione anticipata non più fisso ma progressivo: chi lascia con un solo anno di anticipo subisce un taglio del 2%, chi esce con due anni d’anticipo va incontro ad una riduzione del 5%, mentre chi decide di andare in pensione tre anni prima viene penalizzato con un -8% sull’assegno.
I risparmi dello Stato con la flessibilità: meno esodati e meno cassa integrazione
Per quanto riguarda l’impatto di un’operazione del genere sulle casse dello Stato, Cesare Damiano ha detto che bisognerebbe basarsi su dati reali per quantificare le risorse necessarie. L’Inps ha parlato di un costo di 8,5 miliardi, ma ha fatto i suoi calcoli considerando che i lavoratori di 62 anni di età (e 35 di contributi) scelgano di andare in pensione anticipata tutti e subito. E questo non accadrà, prosegue Damiano.
In più i presidente della Commissione Lavoro fa presente anche che l’introduzione della flessibilità per raggiungere la pensione anticipata consentirebbe allo Stato di ottenere alcuni risparmi: meno esodati da tutelare, meno assistenza ai nuovi poveri che rimanono per troppo tempo senza reddito e meno cassa integrazione.