Il presidente dell’Inps Tito Boeri ha proposto di prelevare dalle pensioni più alte un contributo di solidarietà per dare una mano ai giovani e al loro futuro economico; Boeri ha parlato anche della necessità di introdurre la flessibilità in uscita e di rivedere non solo le prestazioni future, ma anche quelle in essere per contrastare l’avanzamento della povertà che è arrivata a coinvolgere il 7% delle famiglie.
Troppe concessioni in passato: per Boeri è il momento di chiedere un contributo di solidarietà
Stando agli ultimi dati rilasciati dallo steso istituto di previdenza, l’età media alla decorrenza delle pensioni vecchiaia si attesta sui 54,9 anni, mentre l’età media dei superstiti è di 41,3 anni (nelle statistiche non sono inclusi quelli che sono stati definiti i baby pensionati dell’impiego pubblico, ovvero coloro che hanno lasciato il lavoro prima del 1992 dopo aver accumulato almeno 14 anni di contributi). 474.000 pensionati ricevono la pensione da più di 36 anni.
Boeri ha rimarcato che nel passato sono state fatte troppe concessioni e che al giorno d’oggi gli effetti si fanno sentire sulle spalle dei contribuenti; per questo chiede ai titolari delle pensioni più alte un contributo di solidarietà a favore dei giovani e per rendere la tanto attesa uscita flessibile dal mondo del lavoro più semplice. Il presidente dell’Inps ha ribadito ancora una volta che una riforma del sistema pensionistico che porti maggiore flessibilità è necessaria, ma anche urgente, aggiungendo poi che anche il mercato del lavoro andrebbe rivisto in tempi stretti, visto che per i giovani l’ingresso nel mondo del lavoro al giorno d’oggi risulta essere particolarmente difficile. Per il momento il ministro Poletti ha escluso nuovi prelievi sulle pensioni più alte: esiste già un contributo di solidarietà, è a scadenza e si dovrà valutare se confermarlo così com’è o modificarlo, ma al momento non ci si sta ancora pensando; per quando riguarda la flessibilità invece il Ministro del Lavoro ha detto che si vedrà cosa si potrà fare.
Pensioni, sei italiani su 10 ricevono meno di 750 euro
Negli ultimi giorni sono state diffuse delle statistiche secondo le quali sei pensionati italiani su dieci riceverebbero un assegno inferiore ai 750 euro. Secondo Boeri la situazione da questo punto di vista non è così drammatica (e quindi un eventuale intervento in questa direzione non sarebbe urgente), visto che questi dati fanno riferimento alle pensioni medie, mentre si dovrebbe prendere in considerazione il singolo pensionato: molti di loro percepiscono più di un trattamento, quindi anche se uno dei due assegni è al di sotto della soglia dei 750 euro riescono a condurre una vita dignitosa. I dati medi sui pensionati relativi al 2014 saranno svelati entro il prossimo mese di luglio: in questo modo sarà possibile avere un quadro più completo della situazione.
Le misure contro la povertà
In questi giorni si stanno svolgono le audizioni alla Camera sul ddl povertà: Boeri dice che non ci si deve limitare a pianificare le prestazioni future, ma anche a riordinare quelle esistenti, altrimenti la transizione potrebbe rivelarsi decisamente lunga, troppo lunga. Il riordino però non dovrebbe toccare le pensioni di reversibilità. In Italia non abbiamo un vero e proprio strumento universale di contrasto alla povertà, quindi Boeri vede di buon occhio il ddl povertà perché potrebbe portare delle importanti innovazioni per superare questa lacuna. Ma bisogna agire in fretta: tra il 2007 e il 2014 il numero delle famiglie che vivono in povertà è più che raddoppiato (dal 3 al 7%) e il dato è ancora più grave se si considera che più di un milione di minori (il 10% del totale) vivono in condizioni di povertà assoluta.