In questo articolo vi illustreremo tutte le news che riguardano le pensioni relative al mese di febbraio 2020, scoprendo se e come sono cambiati requisiti e tempistiche per salutare il mondo del lavoro nell’osservanza delle norme vigenti. Nella fattispecie affronteremo temi pensionistici legati alla riforma comunemente nota come Quota 100, alla formula Opzione Donna, rivolta alle lavoratrici del settore pubblico e private,e alle situazioni dei lavoratori e delle lavoratrici del comparto Scuola e dei lavoratori precoci nonché dei lavoratori impiegati in mansioni usuranti ed altre categorie meritevoli di maggior tutela (disoccupati, caregiver, ecc.).
News pensioni febbraio 2020: Quota 100, Opzione Donna, Quota 41
In questo paragrafo vi daremo tutte le informazioni relative ad alcune misure di prepensionamento introdotte dal precedente governo nel corso del 2019, che consentono l’accesso anticipato alla pensione in base ad combinazioni specifiche di età anagrafica e anzianità contributiva.Mentre è allo studio, da parte degli esperti del Ministero dell’Economia e Finanza (Mef), la possibilità di introdurre, nel 2021, la Quota 102, onde ridurre lo “scalone” e rendere possibile il pensionamento anticipato con innalzando il requisito anagrafico d’accesso a 64 anni, la situazione rispetto all’applicazione delle misure introdotte dalla riforma di Quota 100 è sostanzialmente stabile.Quota 100 rappresenta una forma di prepensionamento in deroga rispetto ai requisiti ordinari introdotta nell’ordinamento mediante D.L. n. 4/2019 (noto anche come “Decretone”), trasformato con modifiche nella legge n. 26/2019, e proseguirà la sua applicazione sperimentale fino ad almeno il 31 dicembre del 2021. Perciò, per quanto concerne il mese di febbraio 2020, possiamo affermare che è possibile avere accesso alla pensione con 62 anni di età ed almeno 38 anni di contributi versati.Chi quindi risponde a tali requisiti può quindi fare domanda per la pensione: per i lavoratori dipendenti del settore privato ed autonomi sono previste finestre trimestrali mentre per i lavoratori dipendenti del settore pubblico le finestre d’uscita sono semestrali.
Anche l’applicazione delle misure stabilite per l’accesso al prepensionamento previsto da Opzione Donna i requisiti e le tempistiche rimangono sostanzialmente immutati anche a febbraio 2020, anche perché l’applicazione di questo meccanismo pensionistico è stato esteso a tutto il 2020, permettendo quindi a tutte le donne che abbiano compiuto 58 anni (se lavoratrici dipendenti) o 59 anni (se lavoratrici autonome) con almeno 35 anni di contributi versati di ritirarsi dal mondo del lavoro. L’assegno pensionistico a cui si ha diritto scegliendo Opzione Donne viene calcolato in base al sistema contributivo anche nel caso in cui vi siano accrediti effettuati in regime di sistema retributivo. Ovviamente, per andare in pensione nel 2020 tali requisiti anagrafici e contributivi devono essere stati maturati entro il31 dicembre 2019. Opzione donna prevede comunque delle finestre mobili abbastanza variegate stabilite in 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per le lavoratrici autonome. Ne consegue quindi che è possibile accedere a questa deroga se si è lavoratrici dipendenti o autonome nate nel 1961 se sono stati maturati 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2019.Com’è noto, la pensione anticipata è accessibile da lavoratori di sesso maschile che abbiano raggiunto 42 anni e 10 mesi di contributi e da lavoratrici di sesso femminile che abbiano maturato 41 anni e 10 mesidi contributi. Esiste però una deroga a questa formula, nota con il nome di Quota 41, che consente a determinate categorie professionali di anticipare il termine delrequisito contributivo a 41 anni. A febbraio 2020 possono avere accesso a questa formula di prepensionamento i lavoratori precoci (cioè coloro che hanno iniziato a lavorare da molto giovani e hanno maturato 12 mesi di contributi entro il compimento dei 19 anni di età), i lavoratori iscritti alla previdenza obbligatoria precedentemente al 1996, persone che assistono familiari affetti da gravi disabilità (dette anche “caregivers”),lavoratori con invalidità pari o superiore al 74%, disoccupati che non percepiscono il sussidio di disoccupazione da almeno 3 mesi, lavoratori che hanno svolto mansioni particolarmente usuranti e faticose.
News pensioni febbraio 2020: lavoratori precoci, Scuola, Ape Social
Vedremo di seguito se e quali sono le news relative al pensionamento anticipato per quanto riguarda alcune particolari categorie di lavoratori: quelli precoci, quelli attivi nella scuola e quelli che hanno svolto mansioni usuranti o di cura di famigliari disabili o affetti da gravi malattie.Anche a febbraio 2020 sono confermati i requisiti che consentono ai lavoratori precoci e ai lavoratori che hanno svolto lavori particolarmente faticosi ed usuranti di accedere al prepensionamento. A queste categorie professionali, ritenute più svantaggiate, è infatti concesso di accedere alla pensione con meno contributi versati rispetto agli altri lavoratori.I lavoratori precoci possono, come abbiamo visto, andare in pensione con Quota 41: tutti coloro che hanno iniziato a lavorare prima dei 19 anni e abbiano versato almeno 12 mesi di contributi continuativi prima del compimento di detta età anagrafica possono andare in pensione con 41 anni di contributi versati, indipendentemente dall’età. Questa misura decorre dal 1° maggio del 2017 ed è sancita dall’art. 1, co. 199 della L. n. 232/2016 (Legge di Bilancio 2017) e viene applicata sia ai lavoratori uomini che donne ma anche ad altre casistiche particolari che necessitano tutela, come gli invalidi civili con invalidità anche inferiore al 74%, disoccupati che non percepiscono l’indennità di disoccupazione da almeno 3 mesi, lavoratori impiegati in mansioni altamente usuranti. Per questa categoria il D.L. n. 4/2019 ha sancito il fermo degli incrementi della speranza di vita fino alla fine del 2026 e questa formula di pensionamento è accessibile mediante finestre mobili semestrali.
Rispetto invece ai lavoratori impiegati in mansioni gravose il Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali emanato il 5 febbraio 2018 e ufficializzato poi sulla Gazzetta Ufficiale (Serie Generale n. 47) ha stilato l’elenco dettagliato delle attività ritenute usuranti. Pertanto, i lavoratori coinvolti in tali attività dal 1° gennaio del 2018 possono raggiungere l’età pensionabile con 41 anni di contribuzione, indipendentemente dall’età anagrafica.Per quanto riguarda invece il personale delle Scuola, le domande per la cessazione del servizio al 1° settembre 2020 potevano essere inoltrate entro il termine del 10 gennaio 2020 (proroga all’usuale termine, fissato al 31 dicembre dell’anno precedente a quello della cessazione di servizio). In questo ambito a febbraio 2020 non si riscontrano novità e le procedure e tempistiche per la presentazione della domanda di pensionamento rimangono quindi invariati rispetto ai mesi precedenti. Ricordiamo però che le lavoratrici del mondo della scuola nate nel 1961 e che abbiano quindi 58 anni e 35 anni di contribuzione possono presentare la domanda di pensionamento con Opzione Donna entro il 29 febbraio 2020 affinché l’uscita sia formalizzata entro il 1° settembre. I lavoratori della scuola che vogliono invece usufruire dell’anticipo pensionistico sociale (Ape Sociale) possono presentare la domanda entro il 31 marzo 2020 onde cessare il servizio il 1° settembre 2020. Il 1° settembre è l’unica finestra prevista per il pensionamento nel mondo della Scuola in quando coincide con l’inizio dell’anno scolastico e garantisce quindi agli studenti la continuità didattica.
La Legge di Bilancio ha prorogato per tutto il 2020 anche la formula di prepensionamento Ape Sociale, che è stata inoltre estesa anche ai lavoratori domestici. Questo meccanismo pensionistico permette ad alcune categorie di lavoratori, quali, ad esempio, i caregiver, gli invalidi civili, i disoccupati e i lavoratori addetti ad attività usuranti, di andare in pensione al raggiungimento di 63 anni di età e con una contribuzione tra i 30 ed i 36 anni. Questa misura mira a diventare strutturare e ad estendere questo beneficio anche ad altre categorie dal momento che il suo costo non grava in modo particolare sui conti dello Stato. Una novità della quale è necessario dare conto, in questo febbraio 2020, è la cessazione, prevista dalla Legge di Bilancio, dell’Ape volontaria, che tutelava coloro che, con almeno 20 anni di contributi, decidevano di lasciare il mondo del lavoro a partire dai 63 anni d’età e che costituiva un vero e proprio reddito “ponte” fino al raggiungimento dell’età della pensione di vecchiaia (67 anni). A decorrere dal 31 dicembre 2019 questa forma di prepensionamento non è più attiva.Infine, anche per quanto riguarda la pensione di vecchiaia il mese di febbraio non registra news di rilievo: il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha stabilito con un Decreto, emanato lo scorso 5 novembre, che il requisito anagrafico d’accesso alla pensione di vecchiaia rimarrà stabile nel biennio 2021-’22 e fissato dunque a 67 anni, sia per le donne che per gli uomini. Esistono però alcune deroghe per l’accesso alla pensione di vecchiaia che può essere richiesta anche con 15 anni di contributi (in virtù del D.Lgs. 30 dicembre 1992, n. 503) o 5 anni di contributi (con formula denominata “pensione di vecchiaia contributiva”). Anche la pensione anticipata mantiene stabili i suoi cardini anagrafici e contributivi: sarà possibile accedervi con 42 anni e 10 mesi di contributi per i lavoratori di sesso maschile e 41 anni e 10 mesi di contributi per le lavoratrici di sesso femminile, indipendentemente dall’età. La finestra mobile, introdotta dal Decretone nel 2019, è di 3 mesi.