Si avvicina il 4 dicembre 2016, giorno in cui si terrà il Referendum Costituzionale che consentirà agli italiani di esprimere la propria volontà di approvare o rifiutare la riforma: in questo articolo vedremo perché votare No; nei giorni scorsi abbiamo evidenziato quelli che sono i vantaggi del ddl Boschi secondo il fronte del Sì, mentre oggi andremo a scoprire gli svantaggi segnalati da chi si schiera contro la sua approvazione.
Cosa prevede la riforma
Ancora una volta, prima di addentrarci sui motivi per cui si dovrebbe barrare la casella del No sulla scheda del Referendum Costituzionale, facciamo un rapido riassunto del contenuto della riforma (argomento di cui abbiamo parlato in diversi articoli precedenti). La novità più succosa è sicuramente la riforma del Senato con l’addio al bicameralismo perfetto: il numero dei membri del Senato verrà ridotto a cento (a parte i 5 che saranno nominati dal Presidente della Repubblica, gli altri saranno sindaci e consiglieri regionali) e le sue funzioni legislative verranno limitate, mentre il potere di dare la fiducia al Governo è esclusiva della Camera. Sono previsti il passaggio di alcune competenze di importanza strategica dalle Regioni allo Stato, l’abolizione di Province e CNEL, nuovi meccanismi per l’elezione del Capo dello Stato e dei giudici della Corte Costituzionale; importanti novità anche per quanto riguarda i referendum (abbassato il quorum per i quesiti che raccolgono 800.000 firme, introduzione dei referendum propositivi) e i disegni di legge di iniziativa popolare (serviranno 150.000 firme).
Referendum Costituzionale 2016: perché votare No
Qualche giorno fa abbiamo visto quali sono le opinioni dei comitati a favore del Sì che spingono per l’approvazione della riforma (ovviamente sottolineandone i vantaggi); oggi invece andremo a scoprire il punto di vista dei comitati per il No (che naturalmente si soffermano sugli svantaggi del ddl Boschi).
- Non si supera il bicameralismo
Il Senato non viene abolito, ma solo rivisto: si passa da un bicameralismo perfetto ad un bicameralismo confuso, con il rischio di creare conflitti di competenze non solo tra le due ali del Parlamento, ma anche tra Stato e Regioni. - Il procedimento legislativo non viene semplificato
Oggi le leggi si fanno in un solo modo, mentre la riforma introdurrebbe una dozzina di diversi procedimenti legislativi: anche in questo caso aumenta la confusione. - I risparmi sui costi della politica non sono poi così elevati
Non si può negare che la riduzione del numero dei Senatori abbasserà la voce dei costi della politica, ma non così tanto come viene sbandierato: è stato stimato un risparmio sui costi del Senato che si aggira intorno ad un “misero” 10%. Tutt’altro effetto invece avrebbe avuto la riduzione dei Deputati o una semplice legge ordinaria in merito agli stipendi dei parlamentari. - Si riduce la partecipazione dei cittadini
Il numero delle firme necessarie per presentare un disegno di legge di iniziativa popolare verrebbe triplicato, passando da 50.000 a 150.000 e la riduzione del quorum sui referendum abrogativi riguarda solo quelli che sono riusciti a raccogliere più di 800.000 firme. - Chiarezza sulle competenze tra Stato e Regioni o rafforzamento del potere centrale?
Con la vittoria del Sì al Referendum Costituzionale le autonomie verrebbero svuotate e private di mezzi finanziari a favore di un rafforzamento del potere centrale. - Non viene garantita la sovranità popolare
Tra riforma e Italicum (la nuova legge elettorale) il potere viene consegnato nelle mani di una minoranza parlamentare grazie al premio di maggioranza. - Non c’è equilibrio tra i poteri costituzionali
Gli organi di garanzia, ovvero Corte Costituzionale e Presidente della Repubblica, vengono eletti da una minoranza che, come abbiamo visto nel punto precedente, guida il Paese solo grazie al premio di maggioranza. - È una riforma non legittima e non prodotto dall’autonomia del Parlamento
I sostenitori del No dicono che si tratta di una riforma non legittima perché prodotta da un Parlamento eletto con il Porcellum, la vecchia legge elettorale che è stata dichiarata incostituzionale; si sottolinea anche il fatto che il testo non è frutto dell’autonomia del Parlamento, ma è stato scritto sotto la dettatura da parte del Governo.
Bisogna poi aggiungere altri aspetti che non sono andati giù a coloro che hanno già deciso di votare No al Referendum Costituzionale: innanzi tutto viene sottolineato il fatto che il testo è scritto in modo poco comprensibile (la parola confusione ricorre abbastanza spesso in questo articolo); poi ci sono state polemiche sia nei confronti del quesito che sarà stampato sulle schede elettorali che sullo spot che da un paio di giorni viene trasmesso sui canali televisivi Rai: entrambi sono stati ritenuti troppo orientati verso il Sì dagli oppositori della riforma.