Plastica riciclata: l’allarme dopo il caso Lego, quando e perché inquina di più?

Pubblicato il 8 Nov 2023 - 10:57am di Chiara Biondi

La celebre casa produttrice dei più famosi mattoncini colorati al mondo, ha annunciato di aver rinunciato al progetto di utilizzare plastica riciclata per la produzione delle proprie costruzioni. The Lego Group, ormai ribattezzata semplicemente Lego, è un’azienda nata nel 1932 in Danimarca grazie a Ole Kirk Christiansen. La produzione dei mattoncini è iniziata nel 1949 e, ad oggi, grazie alla brillante intuizione dell’inventore e al suo incredibile successo, è la maggiore azienda produttrice di giocattoli al mondo. Costruzioni sì, ma non solo per bambini. Anche molti adulti, infatti, sono attratti dalla realtà Lego e da tutti i loro modelli componibili. Essendo però prodotti in plastica, anche l’azienda danese ha dovuto fare i conti con i più attuali temi ambientali come l’inquinamento ambientale e le emissione di anidride carbonica legati alla produzione di questi materiali. 

Il caso Lego: cosa è successo?

Come accennato, i mattoncini Lego sono prodotti con un tipo di plastica chiamata ABS (Acrilonitrile Butadiene Stirene), un prodotto di alta qualità che rende i mattoncini estremamente resistenti. Ovviamente, essendo questi prodotti commercializzati principalmente per i bambini, la casa produttrice ci tiene a ribadire come questo materiale sia assolutamente sicuro per la salute dei più piccoli. Inoltre, Lego ci tiene anche a ribadire come sia un loro grande obbiettivo aziendale quello di riuscire, entro il 2030, a rendere sostenibile l’intera produzione sia delle costruzioni stesse che delle loro confezioni. 

Il progetto di iniziare a cercare un materiale differente e più sostenibile per la produzione dei mattoncini, è iniziato nel 2021 quando l’amministratore delegato di The Lego Group, Niels Christiansen, ha annunciato che l’azienda stava iniziando ad indirizzarsi verso una produzione più green. Il prodotto usato maggiormente per la produzione dei mattoncini colorati, l’ABS, è infatti un derivato del petrolio. Le ricerche sono durate diversi anni e, grazie anche all’aiuto di esperti nel settore, l’azienda aveva annunciato di voler utilizzare per la produzione il PET (polietilene tereftalato), ricavato dalle bottiglie e lattine per le bevande. In questo modo l’azienda credeva di riuscire così a tamponare contemporaneamente due situazioni: rendere la sua produzione più sostenibile e riciclare molta plastica, dando così il proprio contributo per la salvaguardia dell’ambiente. 

Ma cosa ha fatto desistere l’azienda danese?

L’amministratore delegato, in un’intervista al Financial Times ha annunciato che l’azienda ha dovuto fermare questo progetto dopo aver riscontrato grandi problemi nel reperire un materiale che inquinasse effettivamente meno rispetto a quello già in uso. Vediamo nello specifico cosa è successo e cosa significa questo parziale dietrofront da parte dell’azienda. 

La plastica riciclata inquina di più?

Niels Christiansen, portavoce del The Lego Group ha annunciato quindi un parziale stop rispetto alla ricerca di materiali che possano sostituire l’ABS attualmente in uso.

L’amministratore delegato sostiene che dopo la ricerca e le diverse prove con centinaia di materiali, non siano comunque riusciti a trovare un valido sostituto al materiale già precedentemente in uso. Questo principalmente perché il materiale utilizzato attualmente, conferisce ai mattoncini una grande resistenza, aspetto da non sottovalutare se collegato ai temi di inquinamento ambientale. Un prodotto più resistente, infatti, è anche un prodotto difficilmente sostituibile perché non tende a rompersi o consumarsi e quindi a terminare il suo ciclo di vita in breve tempo. Tutti gli altri materiali testati, invece, si solo rivelati meno resistenti e quindi più facilmente danneggiabili. E’ intuitivo quindi pensare che invece di un materiale più facilmente deperibile, a questo punto sia meglio, sia per le tasche dell’azienda che per l’ambiente, utilizzare un materiale durevole nel tempo. Non solo questo, sempre nel corso della sua intervista al Financial Times, l’amministratore delegato sostiene che per riuscire a conferire ad un altro materiale le stesse caratteristiche di quello già in uso, sarebbe necessario amalgamarlo con altri componenti ed elementi chimici ed anche qui risulta intuibile come si perderebbe poi il carattere di attenzione all’ambiente e all’inquinamento di questa ricerca.  

La decisione finale, quindi, è stata quella di sospendere l’utilizzo delle prove di produzione con la plastica riciclata poiché la sua lavorazione e produzione producono più emissioni di anidride carbonica rispetto ai materiali già utilizzati oggi. Mentre per produrre un chilo di materiale ABS (Acrilonitrile Butadiene Stirene) sono necessari circa due chili di petrolio puro, per produrre e lavorare altri materiali come il PET (polietilene tereftalato) sono necessari più materiali da miscelare, più energia di produzione e tempistiche più dilatate, tutti fattori nemici dell’ambiente. 

La casa danese di mattoncini ha quindi annunciato uno stop in questo senso, ovvero nel tentativo di utilizzare plastica riciclata per la sua produzione, ma siamo sicuri che nel corso del tempo e con tutti gli esperti e le risorse a disposizione riuscirà a trovare una soluzione sostenibile per la produzione dei mattoncini che nel corso del tempo hanno reso felici migliaia di bambini.

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