Costanzo Preve e l’attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914-2014: come scoppiò la prima guerra mondiale?
Il mio primo incontro iconografico con la prima guerra mondiale, indimenticabile come tutti gli incontri avvenuti nell’infanzia, fu con la vignetta di Achille Beltrame pubblicata nella “Domenica del Corriere” del 1914 e poi sempre costantemente riprodotta in album e libri divulgativi. In questa vignetta il giovane studente nazionalista serbo Gavrilo Princip spara ed uccide Francesco Ferdinando d’Austria e la sua moglie morganatica.
Naturalmente, la sola conclusione che un bambino poteva trarre da questa vignetta era che la prima guerra mondiale era stata causata “da questo attentato”, e che se questo attentato non fosse avvenuto, magari perché Princip si fosse spaventato all’ultimo momento, la guerra non sarebbe mai scoppiata. Si dirà che un bambino ha tutto il diritto di avere questa concezione della storia, così come i bambini studiati dallo psicologo svizzero Piaget hanno tutto il diritto di pensare che piove perché qualcuno in cielo fa piovere (artificialismo), oppure di picchiare con la manina uno spigolo del tavolo per punirlo di essere stati colpiti (animismo). E tuttavia l’immagine di Achille Beltrame continua ad essere dominante in tutti i libri di storia per le scuole elementari, le scuole medie ed infine le scuole superiori.
Certo, nei manuali delle scuole superiori si allude anche alle cosiddette “cause profonde” (già presenti in Tucidide, e che non devono quindi aspettare la teoria marxiana dei modi di produzione e la teoria leniniana dell’imperialismo), e si è allora di fronte ad una noiosa elencazione di queste famose “cause profonde” (rivalità economiche fra Inghilterra e Germania, corsa al tonnellaggio navale delle due potenze, contrasti coloniali, spirito di rivincita della Francia verso la Germania a causa dell’annessione dell’Alsazia e della Lorena, desiderio dell’Italia di beccarsi Trento e Trieste nella “quarta guerra d’indipendenza”, eccetera). Ma questa elencazione è di fatto del tutto inutile, perché ciò che conta è l’imprinting personalizzato dello studente Gravilo Princip. In poche parole, il mondo verrà sconvolto perché Gavrilo Princip non è stato fermato prima dai buffi poliziotti bosniaci con il loro fez.
Vorrei insistere sulle conseguenze di occultamento e di rimozione di questa immagine iconografica delle “cause” della prima guerra mondiale, occultamento e rimozione che appariranno soprattutto se le si sottoporrà ad una indagine “contrastiva” con altre possibili immagini storiografiche. La corporazione dei contemporaneisti europeo-occidentali, infatti, con tutto il loro snobismo specialistico universitario, in quasi un secolo non ha saputo, potuto o voluto favorire un “senso comune di massa” che potesse sostituire l’immagine di Beltrame. E qui appunto comincia il problema.
Una quarantina d’anni fa mi capitò fra le mani un manuale di storia sovietico per le scuole medie. Nella pagina in cui iniziava il capitolo sulla prima guerra mondiale c’era una vignetta, ma non era quella di Beltrame in cui Gavrilo Princip uccideva l’erede al trono di Vienna. C’era invece la solita grottesca adunata di nobilastri coronati e di miliardari pancioni con il cappello a cilindro che si apprestavano a dar fuoco all’Europa. Un sofisticato storico contemporaneista dirà che le cose cono più “complesse”, e sono certamente più complesse, purché la “complessità” non sia ancora un alibi per occultare il cuore della questione.
E tuttavia, se si vuole cogliere icasticamente il cuore del problema della prima guerra mondiale, questo cuore non è colto dallo sparo di Gavrilo Princip, ma proprio dall’accozzaglia di nobilastri coronati, di militari carichi di medaglie e soprattutto dai miliardari pancioni in cilindro. Si tratta, come è noto, della teoria leniniana dell’imperialismo, e cioè del conflitto concorrenziale fra i grandi stati capitalistici per rinegoziare con le armi la spartizione del mondo. Si può pensare quello che si vuole del comunismo sovietico, lo si può approvare entusiasticamente, lo si può giustificare a mezza bocca con il “contesto storico” in cui si mosse, oppure lo si può condannare senza appello come dispotismo totalitario, eccetera. E tuttavia l’immagine iconografica della causa scatenante della prima guerra mondiale (oligarchie finanziarie panciute in cilindro anziché gli spari di uno studente nazionalista serbo) resta esatta ed adeguata.
Come dice Alain Badiou, viviamo oggi in un periodo storico caratterizzato da una “seconda restaurazione” (la prima fu quella del quindicennio 1815-1830) ed è normale che con l’acqua sporca del dispotismo “comunista” si butti via anche il bambino della spiegazione razionale degli eventi storici. E tuttavia, pur sapendo che questo periodo oscuro durerà ancora prevedibilmente a lungo, bisogna resistere almeno al livello più semplice e controllabile, che è quello intellettuale e simbolico.
Costanzo Preve
(La quarta guerra mondiale, pp. 43-45)