Promozione della cultura in Italia: che fare?

Pubblicato il 22 Ago 2013 - 9:00pm di Redazione

Le molteplici possibilità di sviluppo per la cultura del Bel Paese

cultura

A fronte di un patrimonio della cultura importantissimo, l’Italia ha da sempre agito nella tutela e nella salvaguardia di questo con diffidenza e sforzi assolutamente inadeguati. Complice la crisi economico-finanziaria degli ultimi anni, che ha messo in discussione l’esistenza stessa dello Stato, i governi in carica non hanno messo in atto iniziative, secondarie o rilevanti che esse fossero, per incentivare un recupero dell’economia attraverso la cultura.

Questa penuria di azioni concrete ha fatto sì che la cronaca potesse registrare, nel corso dei mesi, un sempre maggiore aumento dei danni a monumenti come le Mura Aureliane o i resti dell’antico abitato di Pompei, ai quali danni non ha tuttavia fatto seguito un’azione recuperativa e di tutela dei monumenti stessi.

Appare dunque evidente che, anche in un periodo di difficile reperimento dei fondi statali, gli schieramenti debbano mettere sulla bilancia del confronto e dell’azione di governo delle proposte chiare e incontrovertibili per la rinascita della cultura in Italia che, se ben sfruttata, potrebbe dar luogo a un introito, per le casse dello Stato e per i cittadini impegnati nelle diverse attività correlate, capace di migliorare le sorti dell’economia.

Innanzitutto, il Ministero dei Beni Culturali dovrebbe dare vita, in sinergia con le sovrintendenze e gli assessorati regionali, provinciali e comunali, a un’Anagrafe della Cultura, un organismo composto per la metà da esponenti della politica, e quindi direttamente scelti dai cittadini, e per l’altra metà da “tecnici”, ovvero esperti nei diversi settori (architettura, scultura, pittura e via discorrendo) che possano apportare un contributo fondamentale alla schedatura di tutta la cultura – in mano pubblica e privata – presente sul suolo italiano.

Grazie all’Anagrafe, infatti, sarebbe possibile promuovere, con efficacia maggiore e celerità senza precedenti, tutta una serie di azioni di tutela, recupero, promozione e intervento in caso di urgenza, come si è verificato negli episodi sismici che hanno colpito l’Emilia Romagna nel mese di maggio 2012, e che gravi danni, hanno arrecato a chiese e palazzi. Un controllo a livello primario, decentrato e delocalizzato, attraverso le già presenti diramazioni statali sul territorio, permetterebbe quindi di agire secondo uno schema predefinito, organizzato e legittimato sul piano istituzionale. Sebbene l’istituzione di detta Anagrafe contribuirebbe, e non poco, a migliorare il lavoro di tutti coloro che compongono il settore Cultura in Italia, questi sforzi andrebbero accompagnati da un aumento dei finanziamenti pubblici, che potrebbero essere recuperati attraverso una nuova strategia fiscale.

Il turismo, stando ai dati del 2010 (dunque in piena crisi economica), garantisce ingressi appena superiori ai 40 miliardi di euro, che diventano circa sette al netto delle uscite valutarie, e che collocano l’Italia al sesto posto nella speciale classifica globale, prima di Germania e Cina, nazioni che della vocazione turistica non ne hanno fatta una vera e propria ragione d’essere. I quaranta miliardi succitati costituiscono una fetta consistente dell’intero Prodotto Interno Lordo, e dunque andrebbero defiscalizzati, almeno in parte, al fine di incentivare l’economia culturale, che si basa su una proficua commistione tra strutture ricettive e ricreative (alberghi, ristoranti, B&B, ostelli) e attività culturali in senso stretto (musei, siti archeologici, mostre e rassegne).

I recenti successi costituiti dalle mostre monotematiche dedicate a Picasso presso Palazzo Reale a Milano e Jan Vermeer alle Scuderie del Quirinale a Roma ci dimostrano, inoltre, che il vasto pubblico, sia italiano sia straniero, gradisce e sceglie l’offerta museale al pari e oltre dei tradizionali canali di intrattenimento; pertanto, incentivare questo settore deve essere una priorità da seguire attraverso molteplici canali: rendere effettiva e incentivata la sponsorizzazione privata – come fatto con i restauri del Colosseoeliminare la tassazione, diretta e indiretta, su musei e teatri, consentendo così alle strutture di trattenere il 100% dei guadagni per essere successivamente reinvestiti, eliminare a livello nazionale la cosiddetta “tassa di soggiorno, un balzello dannoso per gli affari degli albergatori e che, pertanto, si ripercuote sugli ingressi nelle principali città culturali e inaugurare una stagione di opere pubbliche, a basso impatto ambientale, che garantiscano collegamenti rapidi e a basso costo tra le grandi infrastrutture aeroportuali, marittime e ferroviarie e i piccoli comuni entro una distanza prestabilita.

I maggiori costi affrontati sul breve periodo potrebbero poi essere recuperati attraverso l’accesso a finanziamenti comunitari, tramite la concessione degli appalti e l’avviamento di cantieri in project financing (previa emanazione di concreti sgravi fiscali per le aziende coinvolte), e con i maggiori introiti derivati, nel medio e lungo periodo, dall’incremento della domanda conseguente al miglioramento dell’offerta.

L’Italia è attesa dal severo giudizio della Cultura, che bussa alla porta dei governanti e chiede di essere degnamente riconosciuta e valorizzata proprio nel luogo in cui essa è cresciuta e si è sviluppata, contribuendo alle sorti del pianeta, per soddisfare se stessa e compiacere i quasi 44 milioni di turisti che ogni anno scelgono il Bel Paese per ammirare la Bellezza, quella vera, che da sempre la contraddistingue.

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