Il sito più conosciuto, consultato e famoso per le pubblicazioni di dati e documenti governativi o militari, Wikileaks, ha reso noti i dati della Sony che erano stati derubati tempo fa da hackers. Si trovano in un database chiamato “The Sony Archivies“.
Il tutto è successo per un “buco” nella sicurezza del marchio mondiale giapponese, famosissimo per tecnologia, videogiochi ed intrattenimento che ha permesso il derubare dei documenti. I dirigenti della Sony stanno lavorando a questo buco per contenere il più possibile il fattaccio.
“Questo archivio mostra il funzionamento interno di una influente multinazionale. E’ al centro di un conflitto geopolitico. Appartiene di dominio pubblico. WikiLeaks farà in modo che essi rimarranno lì.“Queste le scioccanti parole dell’Editor di WikiLeaks Julian Assange riguardo ai dati derubati.
Dura la risposta dei rappresentanti di Sony che hanno condannato WikiLeaks: “Ripubblicare i dati rubati a seguito di un attacco informatico è un atto criminale dannoso. Gli aggressori hanno usato la diffusione delle informazioni rubate per cercare di danneggiare SPE e i suoi dipendenti, e ora WikiLeaks purtroppo li assiste in questo sforzo“.
“Non siamo d’accordo con l’affermazione di WikiLeaks che questo materiale appartiene al dominio pubblico’ e continueremo a lottare per la sicurezza e la privacy della nostra azienda e dei suoi oltre 6.000 dipendenti.“, riportando il comunicato dell’azienda leader giapponese.
Il misfatto ha portato alla chiusura per diverse settimane della rete di Sony per risistemare il tutto e ciò ha portato ad un ritardo enorme dei propri risultati. Gli hackers, entrando in possesso dei dati, sono entrati, a loro volta, in possesso di dati di oltre 47.000 celebrità.
Secondo l’FBI l’attacco dovrebbe essere avvenuto dalla Corea del Nord.
Il consigliere generale di Sony Pictures David Boies ha inviato una lettera a Twitter avvertendo che se “le informazioni rubate continuano ad essere diffuse via Twitter in qualsiasi modo, Sony avrà altra scelta che tenere Twitter responsabile per qualsiasi danno o perdita derivante da tale uso o diffusione via Twitter“.
Anche se lo stesso consigliere non si aspettava tali guadagni da questa vicenda. Insomma sembra quasi che tutti siano rimasti contenti.