I prezzi al consumo saliranno o diminuiranno alla fine del triennio 2022/2024? Per l’Italia e per tutti i membri della Comunità Europea è di vitale importanza conoscere l’andamento del tasso d’inflazione. In Italia, l’Istat, Istituto nazionale di statistica, provvede al monitoraggio e alla diffusione mensile dei dati.
A destabilizzare il mercato economico-finanziario mondiale, come ben noto, sono stati, da un lato, i due anni di covid, che ha letteralmente bloccato la produzione di tutto il pianeta, e dall’altro, l’invasione militare russa dell’Ucraina, che ha coinvolto soprattutto le economie di tutte le nazioni della Comunità Europea.
Le contromisure adottate dalla B.C.E., Banca Centrale Europea e dai ministeri dello sviluppo economico di ogni paese membro, hanno avuto un buon risultato, a partire sul trend dell’inflazione. Si è provveduto alla ricerca di altri mercati di approvvigionamento delle materie prime, gas e petrolio innanzitutto, e all’aumento della produzione interna dei prodotti agricoli, seguita dalla stabilizzazione dei mercati di importazione derrate alimentari.
Non a caso, è stata invertita, nel primo semestre del 2024, la corsa al rialzo del Tasso di riferimento della Banca Centrale Europea (B.C.E.). Ossigeno per l’economia. Gli indici che hanno sentito direttamente dei benefici, sono i tassi sui mutui, e il tasso di inflazione.
Mentre gli effetti sui mutui sono quasi immediati, per l’inflazione il cambiamento è graduale, anche perché a influenzare l’indice dei prezzi al consumo (CPI) ci sono molte variabili in gioco.
I dati sull’inflazione dei mesi di aprile e maggio denotano un andamento che porta verso la stabilità. Nell’ultimo comunicato stampa ISTAT, cioè quello sui prezzi al consumo di maggio 2024, si è stimato che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), avrà un aumento mensile dello 0,2% e dello 0,8% su base annua, proprio come il mese di aprile.
In leggero calo si è costatato nell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) su base annua. Si è passati dallo 0,9% di aprile, allo 0,8% del mese di maggio. Questo dato è stato atteso con la speranza che la tendenza continui e venga confermata alla fine dell’anno.
Anche l’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI) conferma questo ottimismo. L’indice riporta una variazione dello 0,2% su base mensile e di 0,8% su base annua.
Ci stiamo allontanando, quindi, dalle percentuali riscontrate nel 2023. Questo fa ben sperare in una cospicua ripresa dei consumi da parte delle famiglie. Sempre nel periodo di riferimento, l’anno 2024, i dati relativi ai prezzi del “carrello della spesa” sono in diminuzione.
Il termine “carrello della spesa” è sicuramente quello che ci fa ben capire come stanno le cose. La massaia che va a fare la spesa giornaliera, vede subito se i prodotti che di solito compra sono cresciuti o diminuiti, oppure se con gli stessi soldi compra gli stessi articoli.
L’inflazione se troppo alta danneggia la capacità di spesa delle famiglie, soprattutto quelle monoreddito dei lavoratori con il famigerato posto fisso.
Sarà, poi, dovere dei sindacati nazionali provvedere alla contrattazione con il datore di lavoro per adeguare lo stipendio all’aumento del costo della vita.
Per quest’anno le previsioni indicano una diminuzione del costo del denaro. Gli effetti più visibili si avranno alla fine di questo triennio, tra novembre e dicembre. Tutto è già confermato dai dati registrati nell’anno in corso. Il trend dei prezzi su base annua è in calo anche quest’anno. Il “carrello della spesa” costerà di meno che dal +2,3% del 2023 passerà al +1,8% secondo le stime. Lo stesso dicasi per l’inflazione di fondo, che dal +2,1% si attesterà un +2,0%.
Sarà un futuro roseo per la dinamica dei prezzi al consumo, sempre se, non dovremo affrontare un’altra crisi catastrofica.