Per chi lavora con la Partita IVA, il sistema fiscale italiano mettere a disposizione tre regimi fiscali: il forfettario, il semplificato e il regime ordinario. La scelta viene fatta in base alle proprie esigenze o al volume d’affari. Tra i tre, il forfettario sicuramente è il più richiesto dalle ditte individuali e dai professionisti poiché semplice nella contabilità e conveniente nei costi. Ma per le società di capitali, per intenderci le S.p.A. e le S.r.l., è obbligatorio solamente il regime ordinario. Vediamo in cosa consiste.
L’Iva non è altro che un’imposta indiretta sullo scambio di beni e servizi. E’ in vigore dal 1973 con la facoltà data a ogni membro della Comunità Europea, di applicare sui consumi la percentuale ritenuta più adatta alla propria politica fiscale. L’imposta è pagata effettivamente nell’ultimo passaggio. Infatti, la catena s’interrompe soltanto quando il consumatore paga l’imposta nel bene acquistato o nel servizio richiesto.
Per capire meglio si deve citare il meccanismo dell’IVA a debito e dell’IVA a credito. L’imposta indiretta sul valore aggiunto è detta a debito quando è incassata nel passaggio della vendita di un bene o servizio, a credito, l’Iva che si paga al momento dell’acquisto. Il venditore risulterà a debito nei confronti dello Stato se l’impresa ha un volume di acquisti di un importo superiore a quello dei venduti. Nel caso contrario, l’azienda può chiedere la compensazione nelle date di pagamento allo Stato dell’Iva. Il valore aggiunto è generato aumentando il prezzo del bene nel passaggio dal produttore al distributore, e dal distributore consumatore finale, sul quale grava il pagamento effettivo dell’Iva.
Chi apre un’attività a partita Iva e sceglie il regime fiscale ordinario, deve tener conto degli obblighi che ne derivano. Le regole da seguire riguardano:
- La contabilità
- Il registro dell’IVA sulle vendite e sugli acquisti, e le compensazioni dell’IVA a Credito e l’IVA a Debito
- Il pagamento delle imposte dirette al reddito lordo annuale
- Periodo di pagamento delle imposte indirette
- Periodo di pagamento delle imposte dirette e percentuale in base al reddito lordo annuo
La contabilità ordinaria è rivolta a chi ha un volume d’affari tale da richiedere questo regime fiscale. Le società di servizi quando superano ricavi per 400.000 €, e tutte le società che superano i 700.000 €. Possono richiederlo:
- Le imprese o i professionisti che lavorano con Partita IVA individuale
- Società di persone: Società in nome collettivo (Snc) e Società in accomandita semplice (Sas) e associazioni tra professionisti
- Società di capitali (S.r.l. e S.p.A.). Per questo tipo di società è possibile solamente il sistema di contabilità ordinaria.
Il regime fiscale ordinario è completo e al tempo stesso complesso. Per questo richiede la costituzione, all’interno dell’azienda, di un ufficio di contabilità specifico, o di un servizio di gestione contabile da parte di uno studio di commercialista.
L’apertura della partita IVA in regime ordinario non ha costi. La registrazione della nuova Partita Iva è fatta presso l’Agenzia delle Entrate di zona, e per l’apertura della nuova partita IVA, l’ente dello Stato richiede nulla, cioè la pratica di apertura è gratis. La tenuta della contabilità, invece, ha un costo, e dipende dall’ammontare dei ricavi e dall’attività, e si partire dai €400 l’anno.
Gli adempimenti fiscali che appunto riguardano una società con partita fiscale ordinaria sono il pagamento dell’IVA, dell’IPERF, dell’IRES e dell’IRAP.
L’IVA è pagata allo Stato trimestralmente entro delle date prestabilite sono:
- I rata – 6 maggio
- II rata – 20 agosto
- III rata – 16 novembre
- IV rata – 16 febbraio. Considerata come l’ultimo pagamento e copre il trimestre che termina nell’anno successivo.
Il socio dell’impresa o il professionista dichiara ogni anno il reddito derivante dal suo lavoro, e l’IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) è la tassa da pagare. L’imposta è detta progressiva perché prevede, con il governo Meloni, 3 aliquote per scaglioni di reddito:
- 23% per i redditi fino a 28.000 euro;
- 35% per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro;
- 43% per i redditi che superano 50.000 euro.
Il pagamento dell’IRPEF deve essere pagato entro 30 giugno di ogni anno, salvo deroghe con penali, e riguarda il reddito dell’anno precedente. Per esempio sul modulo Redditi PF/2023, il modello ordinario di dichiarazione dei redditi, riguarda i redditi dell’anno 2022.
IRES è l’acronimo di Imposta sul Reddito delle Società. Com’è indicato in modo esplicito, è l’imposta a carico del reddito prodotto dalla società. A differenza dell’IRPEF, non si applicano le aliquote per scaglione di reddito, ma un’aliquota fissa del 24%. Il pagamento prevede due date, una di acconto e l’altra di saldo:
- 30 giugno – acconto
- 16 gennaio – saldo
L’IRAP, Imposta Regionale sulle Attività Produttive, è stata creata per finanziare il fondo sanitario nazionale. L’aliquota applicata è fissa con una percentuale del 3,9%, e varia da regione a regione. L’imposta si calcola sul valore aggiunto che ogni azienda genera dai suoi fattori produttivi. Dalla base imponibile si tolgono i costi di produzione. La data di scadenza per pagare l’IRAP è il 30 giugno.
E’ bene ricordare che tutte le tasse in Italia sono pagate attraverso lo stesso modulo: l’F24.