Dopo Marini e Prodi chi cadrà di fronte alla lotta interna del PD nella corsa al Quirinale?
Nella corsa al Quirinale, le lotte interne del Pd stanno paralizzando il Paese e il Parlamento. Dopo la sconfitta dell’anima vicina ad un compromesso con Berlusconi, questa volta è stato il turno dell’anima più intransigente con la caduta, oltre ogni previsione, della candidatura di Romano Prodi. Un fallimento ben più lacerante, perché con Prodi viene sconfitta 20 anni di storia del partito più importante della sinistra italiana – Pds, poi Ds e, infine, Pd – caratterizzata dall’avvicinamento al centro, dal liberismo in campo economico e dall’introduzione dell’Euro.
A seguito delle dimissioni di Pier Luigi Bersani e di Rosy Bindi il Pd è un partito, non soltanto spaccato in correnti e correntine stile Dc Prima Repubblica, ma probabilmente finito. Un partito che certamente non sarà più come lo abbiamo conosciuto.
Date queste lotte interne la possibilità di avere oggi un candidato credibile da parte del Pd al Quirinale sembra impossibile. A seguito della riunione in cui Pier Luigi Bersani ha annunciato le proprie dimissioni subito dopo l’elezione del Presidente della Repubblica, è stato infatti deciso che il Pd voterà scheda bianca.
Numerose sono state le illazioni a seguito di questa vera e propria debacle del Pd. C’è chi ha parlato di un complotto di Matteo Renzi (che comunque ha sempre ribadito che Prodi era una scelta da lui condivisa), qualcun altro di una vendetta dell’anima democristiana del Partito Democratico dopo l’affossamento di Marini. Sembra, però, più probabile che più che di complotto si sia trattato di strategia politica che ha un nome e un cognome: quello di Massimo D’Alema che, già ieri, risultava essere furioso per come era uscita la nomina di Prodi, per acclamazione e senza altre possibili candidature (cioè la sua).
Del resto, la candidatura al Quirinale di Massimo D’Alema potrebbe risultare vincente e potrebbe avere l’appoggio dello stesso Matteo Renzi e, probabilmente, anche di parte del centrodestra.
Un’altra soluzione potrebbe essere quella di far convergere i voti del Pd, insieme a quelli del Pdl e di Lista Civica, sull’ex Ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri ma, probabilmente, si ripeterebbero gli stessi problemi verificatisi con la candidatura di Franco Marini.
Quel che è certo è che è problematica, se non impossibile, l’elezione di Stefano Rodotà al Quirinale. Non solo e non tanto perché voluto e proposto dal Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo. Non certo perché non sarebbe una candidatura di valore che difenderebbe e rilancerebbe la Costituzione Italiana. Ma, probabilmente, soprattutto per questo, avendo avuto la grave colpa di aver difeso la Costituzione italiana contro l’introduzione del pareggio di bilancio e per essere stato a fianco della Fiom nella sua battaglia contro Sergio Marchionne.
La corsa per il Quirinale continua. Avanti un altro!