Il sistema pensionistico italiano, secondo la costituzione, art. 38, è gestito dallo Stato. La pensione di vecchiaia è garantita a tutti i cittadini, ma per i lavoratori le condizioni sono legate a delle variabili, come l’aspettativa di vita, e ad altri requisiti. Gli italiani sono un popolo longevo e si è calcolato che la speranza di vita continua a crescere. Nel 2022 si è stimata che sia di 80,5 anni per gli uomini e di 84,8 anni per le donne. Ne deriva la nuova età per andare in pensione e in questo periodo è stata stabilita a 67 anni di età, ma ci sono delle deroghe.
Nel 2019 il governo giallo-verde, formato dal Movimento 5 Stelle e Lega, ha introdotto, per la prima volta, il trattamento pensionistico Quota 100, che non è altro che un pensionamento anticipato dal lavoro. Esso prevedeva l’uscita dal lavoro a 62 anni di età e di 38 anni di contributi, da cui, sommando le cifre dava 100.
La novità è che il provvedimento è stato reintrodotto. Dopo un’accesa critica nell’agone politico, il governo di centrodestra, insediatosi nel 2022, ha inserito nella legge di bilancio 2023, la nuova misura per andare in pensione in anticipo. L’epiteto dato al provvedimento pensionistico è sempre lo stesso, ma cambia il numero, cioè 103.
Nella “Quota 103” l’arco di tempo da coprire per il pagamento dei contributi è stato spostato in avanti. Infatti, il requisito è cambiato:
- bisogna aver versato 41 anni di contributi maturati entro il 31.12.2023
- mentre l‘età di uscita dal lavoro rimane a 62 anni
Facendo un calcolo, si può desumere che i lavoratori che ne hanno diritto, sono quelli che hanno iniziato lavorare e pagare i contributi all’età di 21 anni e quindi che hanno trovato il primo impiego nel 1982.
Sono coloro che sono nati nel 1961 ad avere questa opportunità. Non son previste a nessuna penalità anche perché il calcolo della pensione è basato sul sistema contributivo e non, come negli anni precedenti, sul sistema figurativo o misto. L’Ente Previdenziale calcolerà l’importo della pensione considerando a quanti contributi sono stati versati in 41 anni. Ne consegue, a parità di contributi versati mensilmente, l’importo della pensione elargita sarà più alto se si lascia il lavoro nella scadenza stabilita dalla norma vigente.
La cruda e amara verità riguarda quelle generazioni penalizzate dalla congiuntura economica negativa che ha causato un periodo di disoccupazione prolungato. Un problema che ha sempre attanagliato l’Italia per la cronica mancanza storica di lavoro.
Si inizia già parlare di una proroga dello strumento previdenziale Quota 103 anche per il 2024. L’Amministrazione Pubblica ha bisogno di un turn-over dei suoi dipendenti. La media di età è troppo alta perché dia una spinta energica al rinnovamento ed all’efficienza. Nel 2021 l’età media del impiegati pubblici era 50,7 anni. Il Governo e i Sindacati si sono resi conto che un turn-over sia la risposta giusta per offrire posti di lavoro ai giovani disoccupati o in cerca di un impiego stabile e pagato secondo un contratto nazionale.
La Quota 103 è la misura giusta per liberare posti lavoro a favore dei futuri giovani lavoratori. Le condizioni sono sempre le stesse; 62 di età e 41 di contributi. In questo modo i pensionati vivranno serenamente la vecchiaia e i giovani affronteranno con fiducia la propria vita.