In questo articolo vedremo quali sono le quotazioni dell’oro nuovo e usato a maggio 2020 alla luce degli eventi che hanno colpito il mondo intero da gennaio a questa parte e che spesso hanno fatto vacillare certezze che si credevano assodate, come quella legata alla “stabilità” del valore dell’oro in momenti di grandi crisi. Nella seconda parte dell’articolo esamineremo anche qual è stato l’andamento del valore del metallo prezioso a partire dai primi mesi dell’anno, passando per le turbolenze pandemiche e fino a gettare il cuore oltre lo sguardo, verso previsioni future che sembrano positive e rassicuranti rispetto alle quotazioni dell’oro.
Prezzo oro nuovo e usato a maggio 2020
In un quadro generale di incertezza economica dettata dallo sconvolgimento degli equilibri mondiali causato dall’irruzione della pandemia del Coronavirus a livello globale, le quotazioni dell’oro non sono rimaste immuni all’altalena dei prezzi che ha destabilizzato tutto il mercato azionario e delle materie prime (in primis, il petrolio) in tutto il pianeta. Come vedremo nel dettaglio nel paragrafo successivo, a metà marzo, agli inizi della pandemia, il prezzo dell’oro è crollato per poi recuperare a grandi falcate a partire dalla metà di aprile fino a raggiungere la quotazione massima da 7 anni a questa parte, sfondando la barriera dei 1.700 dollari all’oncia. Ma qual è la quotazione del metallo prezioso prevista per il mese di maggio 2020? A maggio il prezzo dell’oro nuovo sul mercato si assesta intorno ai 50,88 euro al grammo registrando una variazione a ribasso del -2,3% rispetto all’inizio dell’anno.
Se invece prendiamo in considerazione il prezzo di scambio sul mercato americano, esso è intorno ai 1715,00 euro all’oncia, registrando un più contenuto -0,29% da inizio anno. Le quotazioni in euro e in dollari sono quelle relative all’oro scambiato in Borsa a 24 carati, cioè puro, non legato ad altri metalli né ottenuto dalla fusione di oro precedentemente lavorato. Il valore dell’oro cambia ovviamente di giorno in giorno, più volte al giorno, ma diciamo che, passato il momento più critico della pandemia di Covid-19, il suo prezzo tenderà a mantenersi costante e a crescere, seppur non sensibilmente, per diverso tempo. Se invece ad interessare è il prezzo dell’oro usato, ovverosia dell’oro legato con altri metalli o ottenuto dalla fusione di oro precedentemente lavorato, occorre ricordare che tale valore dipende dalla caratura dello stesso. A maggio 2020 possiamo prevedere che il prezzo al grammo dell’oro a 24 carati sarà di circa 48,00 euro al grammo mentre l’oro a 22 carati costerà leggermente di più, circa 43,89 euro al grammo. L’oro a 20 carati potrà essere scambiato a 43,23 euro al grammo e quello a 18 carati a 18,97 euro al grammo. Un grammo di oro a 14 carati costerà a maggio 2020 circa 27,35 euro e infine un grammo di oro a 9 carati si aggirerà intorno ai 15,41 euro. Il prezzo dell’oro, come dicevamo, è molto variabile poiché il suo valore è fissato per ben due volte al giorno dalla London Bullion Market Association.
Il valore di scambio fondamentale viene calcolato sull’oro puro, cioè a 24 carati. In generale, per quanto riguarda l’oro usato non ci sono mai grandi differenze di valore con l’oro nuovo poiché ciò che conta nello scambio non è tanto l’usura quanto più il peso. Insomma, parlando di lingotti, monete o gioielli la variabile legata all’ “età” di tali articoli ha assai meno rilevanza rispetto alla loro caratura e al loro effettivo peso. In ogni caso, investire in oro a maggio, per chi ha un capitale da parte, può essere una buona idea per mettere al riparo i propri risparmi da un futuro incerto. Comprare oro sicuramente sarebbe stato più conveniente, dal punto di vista dell’investitore medio, a metà marzo, quando il prezzo è precipitato: non avendo però una macchina del tempo a disposizione, mettere da parte una piccola riserva aurea in questo momento storico può essere una strategia efficiente per proteggere il proprio domani.
Quotazione oro maggio 2020: previsioni e ultime notizie
Dall’inizio del 2020 le quotazioni dell’oro hanno fornito ottime performance crescendo in maniera costante più o meno fino alla fine di febbraio: in seguito, da quando cioè è diventata un’evidenza che il Coronavirus aveva raggiunto l’Europa e gli U.S.A. avviandosi ad originare una vera e propria pandemia globale, il bene rifugio per eccellenza ha visto precipitare il proprio prezzo, in corrispondenza con il generale crollo delle borse delle principali economie mondiali. Intorno alla metà di marzo, infatti, il prezzo dell’oro è sceso sotto la soglia dei 1.500 dollari all’oncia (la cosiddetta sogli psicologica). Le ragioni per cui il prezzo dell’oro è precipitato così drasticamente sono da ricercare nel fatto che molti investitori hanno preferito ricercare liquidità diretta, principalmente in seguito alle varie misure adottate dalle banche centrali di diversi Paesi del mondo per dare respiro e supporto all’economia reale, al sistema di credito.
L’oro è notoriamente una sorta di “scorta” di liquidità e non deve sorprendere eccessivamente se in momenti di grande crisi gli investitori decidono di venderlo in massa per riceverne contante. Quanto è accaduto a marzo non è una novità: anche nel 2008, all’indomani del crollo di Lehman Brothers e dell’esplosione della bolla immobiliare americana, il prezzo del petrolio e dell’oro erano scesi vertiginosamente. In particolare, l’oro aveva perso il 25% del suo valore, recuperato poi poco dopo, quando molti stati, ivi compresi gli U.S.A., avevano adottato politiche monetarie più agili e flessibili. Insomma, nei momenti di crollo generale dei mercati azionari anche i metalli preziosi e le materie prime vivono l’esperienza di un tracollo più o meno violento. Le crisi generano incertezza e la reazione più istintiva degli investitori è quella di mettersi al riparo vendendo beni preziosi e materie prime per ricavarne denaro liquido con il quale coprire le perdite in campo azionario, che devono essere necessariamente “colmate” entro la chiusura quotidiana delle contrattazioni: queste operazioni d’emergenza vengono chiamate, nel gergo borsistico, “margin call”. L’oro a marzo è arrivato a costare circa il 3,5% in meno rispetto alle quotazioni del mese precedente, venendo scambiato a 1.484 dollari all’oncia. Uguale sorte hanno conosciuto l’argento (sceso del 7,3% rispetto al mese prima), il platino (crollato dell’8,65%) mentre ha avuto performance migliori il palladio, scambiato a 1.610 dollari all’oncia, con un calo del “solo” 2,6% rispetto alle quotazioni di febbraio.
Senza subbio le stime relative alla crescita mondiale hanno subito una violenta battuta di arresto a causa dell’epidemia di Covid-19 che finora ha provocato circa 3 milioni di contagi in tutto il mondo e ormai centinaia di migliaia di vittime. Ovviamente ciò ha influenzato anche il prezzo dell’oro e gli esperti di tutto il mondo hanno dovuto rivedere le loro previsioni rispetto all’andamento delle quotazioni del prezzo del metallo prezioso in questo difficile 2020. Se si temeva che il prezzo dell’oro avesse subito una battuta d’arresto irreversibile a metà marzo, destinata solo a peggiorare, i fatti, legati alle decisioni finanziarie ed economiche di alcuni dei principali paesi colpiti dalla pandemia, hanno ancora una volta smentito questa convinzione, confermando l’inscalfibile fama di “bene rifugio” di cui questo metallo gode da sempre. A metà aprile, un mese dopo il “crollo” delle quotazioni aurifere, il metallo prezioso è arrivato alla quotazione record di 1.1716 dollari all’oncia, crescendo dello 0,2% – dopo aver addirittura toccato i 1,725 dollari all’oncia, raggiungendo la quotazione più alta degli ultimi 7 anni. Molti analisti sostengono che il superamento dei 1.700 dollari/oncia sia un chiaro indicatore della forza del lingotto in questa fase economica e storica: la crescita delle quotazioni di oro non è tanto legata alla ripresa concreta della propensione al rischio ma dall’enorme iniezione di liquidità immessa sul mercato dalla Federal Reserve, in America. Gli investitori, rassicurati da quest’importante immissione di denaro nel tessuto produttivo, non vendono più le proprie riserve d’oro per ottenere in cambio denaro liquido per ripianare eventuali perdite azionarie ma le conservano, producendo un aumento generalizzato del prezzo di scambio del bene. Sempre secondo gli analisti, l’oro è entrato in quello che in gergo si chiama “bull market” di durata pluriennale: in sostanza la tendenza rialzista che abbiamo visto prodursi ad aprile 2020 è con molta probabilità destinata a protrarsi nel tempo, per più anni, e riguarderà, più in generale tutti i metalli preziosi.
Insomma, la situazione economica e finanziaria globale si avvia a rimettersi in piedi e a riconquistare una nuova, per certi versi molto mutata, stabilità: questo fa sì che la normalizzazione dei listini azionari si riassesterà e che quindi le quotazioni dell’oro continueranno a salire, come per altro sta già accadendo, riconfermando ancora una volta che l’oro è il bene rifugio per eccellenza. Come detto, il trend di crescita delle quotazioni dell’oro avrà durata pluriennale e a maggio il valore dell’oro è destinato a salire, assestandosi su un ottimo prezzo di scambio.