Fuga da Reuma Park, film celebrativo dei 25 anni di carriera del trio Aldo Giovanni e Giacomo, è al cinema nel periodo di Natale 2016. Vi forniremo trama, recensione e commento.
In un futuro prossimo tre vecchi amici, che in passato erano un trio comico, si ritrovano a Reuma Park il giorno di Natale. Aldo abbandonato dai figli, Giovanni dimenticato e Giacomo fermo sulla sedia a rotelle con una passione per le infermiere. I tre decideranno di scappare ma, in questo viaggio, incontreranno tante vecchie conoscenze. Il riscatto o la fine? Intanto godiamoci la festa.
Recensione del film “Fuga da Reuma Park” di Aldo Giovanni e Giacomo
Quando tutto ebbe inizio, 25 anni fa, Cataldo Baglio, Giacomo Poretti e Giovanni Storti, probabilmente non avevano minimamente idea di ritrovarsi insieme a festeggiare le nozze d’argento.
Durante quest’anno di celebrazioni, il trio ha raccontato le proprie origini nel libro “Tre uomini e una vita”, ulteriore elemento narrativo che segue lo spettacolo “The best of Aldo Giovanni e Giacomo – Live 2016” dove flotte di persone ne hanno riempito i palazzetti. Così in conclusione hanno deciso di celebrarsi ulteriormente in questo ultimo film “Fuga Da Reuma Park”, diretto da loro stessi e Morgan Bertacca.
L’inizio del film esalta lo spettatore mostrando le due speciali comparse Ficarra e Picone a cui viene affidato il ruolo dei figli di Aldo che, viaggiano dalla Sicilia per abbandonare il loro padre in questo “Reuma Park”. Questo ruolo in realtà non è poi così tanto fantasioso dato che Aldo è stato il padre artistico dei due comici Siciliani, consigliandogli il nome e dandogli dei suggerimenti soprattutto nel loro periodo di gavetta, prima dell’approdo a Milano. Durante i 90 minuti di spettacolo, svolti per la maggior parte all’interno di un Circo/spizio, che da un lato regala divertimenti e dall’altro è mortale per gli anziani che ci sostano il trio passa in rassegna i migliori personaggi che gli anno regalato maggior successo: i sardi, Tafazzi, gli Svizzeri, i circensi, Dracula, Ajeje Brazrof, la Gamba di legno, gli animali e tantissimi altri. Questi momenti risultano i più divertenti del film, e sono un nostalgico ricordo per lo spettatore che è cresciuto vedendo in tv, al cinema o in teatro i loro lavori.
In tutta la loro carriera, il trio, si è contraddistinto al cinema per dei lavori molto surreali, riuscendo in questo ultimo film la scalata verso un gradino superiore. Tra rincorse con la morte (ambientate nel viale di “Chiedimi se sono felice”), gambe che camminano per conto loro, stanze strette che diventando magicamente più grandi, si divertono a mescolare cinema muto, surreale e cartoonistico dando vita a un prodotto che purtroppo non rimanda a una risata immediata, più ragionata.
Nel finale si immergono nel canto, con “Copacabana”, traccia che accompagna il finale del film. Una celebrazione del loro 25° anno di carriera, ed è un regalo per il pubblico affezionato ma purtroppo non intercetta o avvicina possibili nuovi spettatori.