Massimo, Fabrizio e Chiara sono tre fratelli che da qualche anno vivono a Napoli. Catapultati da Roma nel capoluogo partenopeo, in seguito a un crack finanziario dell’azienda familiare, i tre per vivere si arrangiano come possono.
Fabrizio è l’unico dei tre a essersi laureato, è quello più saggio e sostiene la famiglia, avendo trovato un occupazione negli archivi del Tribunale per:“500? No 520 euro al mese”, come ci tiene a precisare il suo personaggio. Massimo è sfacciato, col sorriso contagioso, ha la battuta pronta, ama giocare a golf sul tetto e lavora daDurimBasha, un capo che non lo retribuisce e usa, verso i suoi dipendenti, dei modi molto poco corretti. Chiara è la sorellina più piccola, abile con l’informatica ma meno nei rapporti con i suoi compagni di scuola, motivo per cui è spesso sotto il controllo degli assistenti sociali che, a causa di questo comportamento convulso e alle scarse possibilità economiche della famiglia, viene messa a repentaglio la convivenza con i fratelli. Mossi da questo spirito, i due diventeranno dei “Demolitori”, pronti a restituire il mal torto demolendo chi lo ha commesso e umiliandolo su internet, il tutto sotto un lauto compenso economico. Con una crescita esponenziale, i fratelli si dovranno confrontare anche con qualcun-a più forte di loro, riusciranno i nostri eroi a demolire anche questo temibile cattivo?
Recensione de “I Peggiori”
Quando si sceglie un opera prima per un artista, essa è sempre frutto di un processo di elaborazione e maturazione, studiato per molto tempo. Oltre a trovare il supporto di un produttore che crede fortemente nella storia, ci vuole un plot giusto. Così Vincenzo Alfieri, dopo un carriera cinematografica contornata da ruoli di supporto, scava nel suo passato di teenager amante dei fumetti e riporta alla luce una vecchia sceneggiatura: due supereroi pronti a farsi giustizia da soli e smascherare i furbetti del quartiere.
Passata al vaglio della famiglia Lucisano che, dopo il successo di Jeeg Robot che ha spalancato le porte a un ritorno del genere, è stata rivista con l’ausilio di Alessandro Aronadio, Renato Sannio e Giorgio Caruso con la collaborazione di Raffaele Verzillo. I cinque sceneggiatori hanno dato vita a un testo innovativo: creano una sorta di super hero movie in salsa comedy. La comicità non è pungente come in Deadpool e non è neanche paragonabile a qualsiasi rivisitazione americana, ma è prettamente nostrana, inserita in una sorta di storia simile più a Batman ma che nessuno sino ad oggi, aveva mai avuto il coraggio di fare.
I due sono gli eroi in cerca di riscatto da una vita che li ha troppo spesso emarginati, un po’ come gli attori stessi che sono stati spesso affrancati da protagonisti a ruoli secondari.
Alfieri come regista, gioca con la macchina da presa: tra inquadrature a 360 gradi, scene completate da specchi che allargano l’immagine, l’uso di Droni, delle spettacolari riprese di una Napoli mai vista sino ad ora, un action molto più che sufficiente: il tutto non sembra far pensare a un film d’esordio. Gestisce abilmente le dinamiche con i fratelli inserendo il dualismo moglie-marito e genitore-figlio. Tutto ciò è reso possibile grazie a un buon assortimento del cast e Lino Guanciale si è rivelato un ottimo socio-spalla comica.
Abruzzese di nascita ma Romano di adozione, Lino, dopo una lunga gavetta teatrale e qualche ruolo minore al cinema, è salito alle luci della ribalta grazie ad alcune serie tv come “La porta rossa” in cui il suo ruolo drammatico, gli ha regalato molto successo di pubblico. Per questo film Vincenzo, gli offre e si regala una “Strana Coppia” che ricordano i vari “Stasky e Hutch” e soci. Proprio come due ottimi ingredienti, i due funzionano sulla scena, sono deliziosi da vedere e da gustare, le risposte di Alfieri alle battute di Lino Guanciale sono spesso il centro della gag.
Nonostante qualche raro momento di poca fluidità in fase di montaggio, il film è fortemente consigliato, ed è un ulteriore segno di quanto bisogna dare fiducia a giovani artisti italiani, e che produrre solo commedia pura, può portare alla morte della nostra industria cinematografica. E rimanete in sala dopo i titoli di coda, ci sarà una scena post credit.