Arriva nelle sale Rogue One, spin off della saga di Guerre Stellari (Star Wars) con Felicity Jones. All’interno trovate la trama del film, con commento, giudizio e recensione.
Jyn Erso è la figlia di Galen Erso, scienziato che ha disegnato le basi su cui è stata costruita la Morte Nera, la temibile arma dell’Impero. Insieme a Saw Gerrera e Cassian Andor guideranno una squadra di ribelli per mettere le radici a quelle che sarà “La Ribellione” che caratterizzerà i capitoli seguenti.
Recensione Rogue One – Star Wars 2016
Le donne sono migliori degli uomini. Sanno aspettare, agire, sono delle abili tessitrici di relazioni, ma soprattutto: sanno fare la Rivoluzione! Se lo scorso anno Daisy Ridley ha dato inizio al rilancio della saga presentando una donna dal carattere forte e dinamico, Felicity Jones in questo “Rogue One” è un personaggio accessibile a tutti in cui sia uomo che donna possono immedesimarsi. La differenza con la precedente protagonista è netta anche in termini di excursus del personaggio in quanto Jyn farà la ribellione nella ribellione stessa, elemento narrativo singolare, mente la precedente protagonista sarà al centro della scena sempre senza dover mai ricorrere a escamotage narrativi.
Il film si dipana nell’orizzonte temporale di Star Wars tra “La Vendetta dei Sith” e “Una nuova speranza” creando una storia a se. La squadra di sceneggiatori, che può annoverare la mente di Tony Gilroy, dà vita a un plot nuovo che da un lato si ricollega al quarto episodio ma che dall’altro non si separa dall’universo di Guerre Stellari. Verranno chiarite moltissime dinamiche e non mancheranno alcuni omaggi inserendo inoltre elementi che nel settimo episodio, a detta dei fan erano stati esclusi. Ritroveremo il temibile Lord Vader, a cui Gareth Edwards regalerà un trionfale ingresso in scena, ci sarà anche grazie a un sapiente lavoro in SGI, Peter Cushing. Il suo personaggio, nonostante realizzato al computer, è credibile e non infastidisce lo spettatore, che ci fa dubitare seun giorno rivedremo Marlon Brando, Gassman, e tanti altri attori attualmente deceduti.
Gareth Edwards porta a casa un film dalle grandissime aspettative e, facendo tesoro dell’esperienza di J.J. Abrahms, accusato di aver dimenticato un po’ i fan, accontenta tutti: da una parte il nuovo pubblico, avvicinatosi grazie all’ingente campagna di comunicazione svolta lo scorso anno nel rilancio della saga e dall’altra i fedelissimi che saranno estasiati alla visione di alcune sequenze.
Durante tutto l’arco del film gestisce bene i cambi di scena, sia con l’ausilio delle diverse inquadrature, per la maggior parte a camera in spalla, simbolo di coinvolgimento, e soprattutto del montaggio che dà una linearità alla storia giostrando i 5 cambi di pianeti e di situazioni stesse.
Perché vederlo? Perché la ribellione non la fa un uomo solo al comando, ma tutti insieme con il sacrificio e con la caparbietà. Per fare un viaggio con la mente e soprattutto perché Gareth Edwards, dopo Abrahms, ha messo in difficoltà il regista del prossimo film di Star Wars alzando sempre di più l’asticella delle aspettative.