Finalmente sono state rese pubbliche le proposte dell’Inps in tema di pensioni e assistenza sociale: sono raccolte in una proposta di legge che ha l’ambizioso obiettivo di abbattere la povertà tra chi ha più di 50 anni con l’istituzione di un reddito minimo da 500 euro. Per finanziare questo tipo di intervento l’istituto previdenziale ha consigliato di ricorrere ai prelievi sulle cosiddette pensioni d’oro (percepite da circa 250.000 persone) e allo stop dei sostegni assistenziali alle famiglie più abbienti (circa mezzo milioni di individui).
Le reazioni della politica alle proposte dell’Inps
Il Ministero del Lavoro ha fatto sapere di ritenere utili le indicazioni dell’Inps, ma ha deciso di rinviare la discussione in merito perché le misure indicate vanno ad intaccare le tasche di milioni di pensionati, con conseguenti costi sociali di una certa rilevanza e soprattutto non equi. Per evitare questo bisognerebbe trovare le risorse necessarie altrove, ma per il momento non ce ne sono. Sulla stessa linea del Ministero è anche il pensiero del Presidente del Consiglio.
Renzi ha infatti detto che fare tagli sulle pensioni sarebbe un errore. Il Premier ha spiegato che tra le proposte di Boeri alcune prevedono la richiesta di un contributo a chi ha ottenuto più di quanto versato; ma non è questo il momento, visto che ora agli italiani bisogna dare fiducia. La legge di Stabilità ha tenuto fuori ogni tipo di intervento generale sul fronte pensioni, ma c’è ancora qualche spiraglio per quanto riguarda il riordino delle forme di assistenza. Al momento esistono otto diversi strumenti tra pensioni sociali e altri trasferimenti a diverso titolo (ad esempio maggiorazioni e integrazioni al minimo).
Con questo scenario possono nascere incongruenze tra i vari strumenti e le risorse che originariamente erano destinate al contrasto della povertà, ma che in realtà vengono erogate anche a favore di popolazione che si trova in condizioni agiate. Il contenuto del documento dell’Inps (che si intitola Non per cassa, ma per equità) non è piaciuto a Maurizio Sacconi, che trova non condivisibile l’applicazione retroattivo del metodo contributivo a pensionati e pensionandi; anche dal PD arrivano critiche alle proposte Inps, con Ettore Rosato che mega la sostenibilità di un taglio indiscriminato su tutte le pensioni che superano i duemila euro. Il Movimento 5 Stelle sostiene che gli interventi proposti da Boeri per sostenere i poveri di età superiore ai 55 anni siano solo un palliativo.
Reddito minimo e pensioni anticipate: il contenuto del documento
Il documento dell’Inps (69 pagine in tutte) vuole porre le basi per un intervento strutturale del sistema pensioni dopo quanto fatto da Monti e Fornero. L’obiettivo è quello di dare un taglio alle misure parziali. Nella proposta di legge si parla anche di flessibilità in uscita, ma il pezzo forte è sicuramente la previsione di un reddito minimo per le persone con più di 55 anni; la platea degli interessati sarebbe vicina alle 600.000 unità, con un costo che supererebbe il miliardo di euro. Per coprire questa misura l’Inps propone di bloccare i trasferimenti assistenziali alle persone che hanno un reddito equivalente lordo che supera i 32.000 euro. Per finanziare l’uscita anticipata fin dai 63 anni la soluzione potrebbe essere il ricalcolo con il metodo contributivo delle pensioni che superano i 5.000 euro al mese e con il congelamento di quelle che sforano i 3.500.