Domenica 17 aprile 2016 avrà luogo il referendum inerente le concessioni che permettono l’estrazione di gas e petrolio dai mari italiani. A lungo discusso dai più importanti organi governativi, come anche dalla stampa nostrana, il referendum condurrà alle urne un gran numero di italiani, i quali si troveranno a dover prendere una decisione di grande importanza riguardo il loro futuro. Scopriremo ora quali sono gli orari per votare, la domanda posta sulla scheda e le possibili conseguenza in seguito alla vittoria del SI’ o del NO.
Referendum Trivelle, gli orari in cui poter votare
I seggi elettorali (disposti per la maggior parte nei circoli scolastici del proprio comune di residenza) rimarranno aperti dalle ore 7.00 alle ore 23.00 coprendo dunque gran parte della giornata. Ovviamente, nel corso delle 24 ore (più precisamente alle 12.00 alle 19.00 ed alle 23.00) verranno forniti i dati sull’affluenza. Potranno partecipare al referendum ben 46.887.562 elettori (22.543.594 maschi e 24.343.968 femmine) ripartiti tra gli 8.000 comuni italiani, a loro volta divisi in 61.563 sezioni elettorali. I nostri compatrioti residenti all’estero potranno invece partecipare al voto per corrispondenza. Alle ore 23.00, una volta terminata la raccolta delle schede, si darà inizio allo scrutinio. Come da tradizione, i documenti necessari per ottenere l’accesso al voto sono: carta d’identità (o altro documento esibente una propria foto riconoscibile) e tessera elettorale.
Il quesito del Referendum sulle Trivelle
Fatte le dovute premesse di carattere tecnico, passiamo ora ad analizzare il tema del referendum e quindi la domanda posta ai votanti, ovvero:
“Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale?”
Che in altre parole significa:
“Volete che, quando al momento della scadenza delle concessioni, vengano bloccati i giacimenti in attività nelle acque territoriali dell’Italia anche se c’è ancora gas o petrolio?”
Qualora a vincere sia il NO (o l’astensionismo, di cui ha a lungo parlato anche il Presidente del Consiglio Matteo Renzi) le compagnie petrolifere che operano nei mari italiani potranno legittimamente chiedere un prolungamento dell’attività di estrazione. Di contrasto, nel caso in cui a vincere sia il SI’, una volta scadute le concessioni, le stesse compagnie non potranno avvalersi di alcuna proroga e dovranno dunque cessare le operazioni.
Per raggiungere il quorum e far sì che il referendum abbia valenza è necessario che la maggioranza degli aventi diritto al voto abbia votato.
Finora le attuali leggi prevedono concessioni dalla durata di 20 anni, con possibilità di proroga, qualora richiesta, di 10 e 5 anni. Attualmente sono installate in Italia 135 strutture di estrazione offshore, di cui 43 sono posizionate oltre il limite delle 12 miglia marine dalla costa e 92 entro il suddetto limite.