La pensione è un sussidio sociale previsto dalla legge italiana per tutti coloro coloro che, raggiunta la quota minima riconosciuta, abbiano diritto a ritirarsi dall’attività lavorativa o professionale dopo anni e anni di servizio. Essendo uno strumento economico ricompreso nella Previdenza Sociale, la pensione anche nel 2019 ha subito aumenti e ricalcoli da parte degli enti preposti che hanno provocato vari ricorsi presso le sedi opportune come la Corte Costituzionale ed il Codacons. L’INPS con una circolare ha diramato tutte le informazioni relative alla rivalutazione delle soglie di pensione previste nel corso del 2019, andiamo dunque a vedere alcuni esempi tramite i quali è possibile comprendere meglio come funzioneranno sia l’aumento che le varie procedure atte ad avviare un ricorso ufficiale.
Alcuni esempi di aumento nella rivalutazione delle pensioni 2019
A partire dal nuovo anno, ovvero il 1° gennaio 2019, è scattato il nuovo meccanismo di rivalutazione per tutte le pensioni ed è stato illustrato proprio dall’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale attraverso la diramazione di una circolare informativa (n.44 22 marzo 2019). Il sistema si basa sul concetto della “perequazione automatica”, in sostanza un ricalcolo che viene effettuato sull’importo della pensione, entrato in vigore già 50 anni fa con l’emanazione della legge 153/1969 anche definita come Riforma Brodolini dal nome del politico che ne ideò la bozza concettuale. La rivalutazione delle pensioni è un concetto economico molto importante per varie ragioni, sicuramente la principale riguarda l’adeguamento degli importi per le prestazioni sociali in relazione alle fluttuazioni fatte registrare dall’ISTAT sul costo della vita. Sotto il profilo delle tipologie di assegni che ricevono questi ricalcoli, troviamo tutti quelle erogate dalla previdenza pubblica e dunque non si tratta di uno strumento attivo soltanto sulle pensioni dirette (vecchiaia o anzianità) ma anche su quelle indirette le quali fanno parte delle somme INPS destinate a superstiti di persone scomparse. Lo Stato adotta questo sistema di rivalutazione per favorire ed agevolare il potere d’acquisto dei cittadini italiani, altrimenti impossibilitati a reggere il confronto con l’andamento variabile del tasso d’inflazione. Ci sono poi dei trattamenti previdenziali che hanno comunque beneficiato dell’integrazione al minimo sulla pensione, discorso che si lega al meccanismo della “perequazione automatica”, come già accennato. Inoltre occorre specificare che lo Stato riconosce delle fasce di garanzia destinate a tutelare il trattamento su determinate somme pensionistiche. Ma per comprendere meglio come funziona questo nuovo meccanismo, andiamo a trattare alcuni esempi che possono rivelarsi utili al fine di avere un quadro più chiaro della questione. Un cittadino italiano avente diritto a ricevere dall’INPS una somma pari a 1000 Euro di pensione su base mensile, andrebbe a percepire un aumento di 11 Euro. Se invece l’importo corrisponde a 2000 Euro, vi sarà una maggiorazione di 21,34 Euro.
Con un sussidio di valore pari a 3000 Euro troviamo un’addizione di ben 17,16 Euro rispetto all’anno precedente, mentre una pensione di 4000 Euro mensili garantirebbe un aumento stimabile in 20,68 Euro. Ma quale metodo ci porta a poter fornire esattamente questi dati numerici, in relazione alla rivalutazione pensioni 2019? La risposta è abbastanza articolata e prende forma soltanto grazie ad una spiegazione esaustiva riguardo il nuovo meccanismo di conteggio introdotto nella Legge di Bilancio 2019 (L. n. 1457/2018). Il sistema pensionistico entra in rapporto con il tasso di inflazione, il quale ogni anno viene adeguato in base a vari fattori macroeconomici coinvolti nelle stime annuali ISTAT sul futuro costo della vita. Ecco dunque che entra in gioco il meccanismo della “perequazione automatica” e gli assegni pensionistici subiscono la rivalutazione degli importi. Come già avvenuto nel 2018, anche per quest’anno l’aumento sarà dell’1,1% e tutti i cittadini italiani aventi diritto a percepire le somme dall’INPS potranno godere di questa maggiorazione su base mensile. Una differenza ravvisabile tra il sistema attivo fino allo scorso 31 dicembre e la nuova disciplina in materia sta nel fatto che, mentre per il 2018 la rivalutazione era suddivisa in cinque scaglioni, nel 2019 sono previste aliquote decrescenti relative agli assegni pensionistici fino a 9 volte il trattamento minimo. Ciò vuol dire che effettivamente c’è stato un aggiornamento normativo in materia e dunque sono cambiati alcuni parametri di calcolo, sebbene la rivalutazione sia stata confermata all’1,1%, ovvero il medesimo valore stimato per l’anno 2018. Per ciò che concerne il discorso relativo all’applicazione delle fasce di garanzia, queste entrano in gioco quando nel calcolo della perequazione rapportata alla percentuale della categoria stessa se il risultato ottenuto è inferiore al tetto massimo della fascia precedente perequata. Ma vediamo il modo tramite il quale è possibile stilare un elenco più preciso sulle rivalutazioni pensione 2019 da aprile:
- Fino a 3 volte la soglia minima: rivalutazione del 100%; per questi importi vale il tasso pieno dell’1,1%. Si prendono in esame assegni al massimo di 1539 Euro lordi.
- Fino a 4 volte la soglia minima: rivalutazione del 97%, a differenza della legge precedente che regolava un indice di perequazione pari al 95%. In questo caso, calcolatrice alla mano, il tasso si attesta all’1,067%.
- Fino a 5 volte la soglia minima: rivalutazione del 77%, mentre il vecchio ordinamento normativo stabiliva un valore del 75%. Per tale fascia troviamo un tasso allo 0,847%.
- Fino a 6 volte la soglia minima: rivalutazione del 52%, contro il 50% previsto per l’anno 2018. Il tasso registra un ulteriore calo, scendendo allo 0,572%.
- Fino a 8 volte la soglia minima: rivalutazione del 47%, al contrario dell’ultima che faceva segnare un valore pari al 45%. Abbiamo un tasso quasi invariato allo 0,517%.
- Fino a 9 volte la soglia minima: rivalutazione del 45%, corrispondente in maniera esatta a quella già in vigore per la normativa pregressa. Il tasso vale lo 0,495%.
- Oltre 9 volte la soglia minima: rivalutazione del 40%, con una diminuzione significativa dal momento che nel 2018 era previsto il 45%. Il tasso scende al minimo visto finora, precisamente allo 0,44%.
L’elenco sopra riportato suddivide quindi le pensioni in ben 7 fasce e questo raggruppamento lo si deve proprio alla nuova riforma del settore, che per il triennio 2019-2021 disciplina con tali criteri la materia assistenzialistica e previdenziale. Occorre specificare che questa suddivisione parte da aprile 2019, mentre per i primi tre mesi dell’anno corrente è stata applicata una disciplina differente, la quale può essere visionata seguendo i dettami della circolare INPS 122/2018. Il documento in questione regolava il meccanismo delle rivalutazioni con un raggruppamento in tre fasce.
Ricorso Corte Costituzionale e Codacons su rivalutazione pensioni 2019
Abbiamo avuto modo di affrontare il tema della rivalutazione pensioni 2019 esaminando alcuni esempi pratici che soddisfano il meccanismo di calcolo, ma ancor di più c’è stata l’occasione di trattare nel dettaglio il concetto della cosiddetta “perequazione automatica”, oltre ovviamente ai criteri di suddivisione per le fasce pensionistiche. Essendo però una questione attinente la materia tributaria e fiscale, la rivalutazione per gli assegni INPS 2019 trae origine anche dai dettami legislativi che la nuova riforma ha posto in essere e con essi l’ultima pronuncia della Corte Costituzionale, organo preposto ad entrare nel merito del dibattito sulla rivalutazione pensioni. Il motivo è presto spiegato: il sistema previdenziale già strutturato all’interno dello Stato italiano fa parte della Pubblica Amministrazione, di conseguenza ogni decisione partorita a livello parlamentare deve necessariamente passare sotto la lente d’ingrandimento della Corte Costituzionale, la quale ha diritto ad esprimersi in materia di diritto pubblico e valutare le scelte normative operate nell’ambito dei conti statali. Nel corso degli ultimi anni la discussione è stata incentrata soprattutto sull’opportunità di estendere la rivalutazione pensioni anche per tutti gli assegni oltre 6 volte la soglia minima. Attraverso un ricorso portato avanti dal Codacons, associazione sempre molto attiva nell’ambito della tutela e garanzia per tutti consumatori d’Italia, i cittadini avevano fatto sentire la proprio voce di fronte ai tribunali preposti ma la risposta della Corte Costituzionale ha decretato piena legittimità alla scelta di non procedere con la rivalutazione per le pensioni 2019 con un importo che registrasse un aumento di 6 volte la soglia minima. In particolare il ricorso avanzato dal Codacons richiedeva di giudicare invalido il mancato adeguamento sugli assegni INPS sopraccitati, facendo riferimento al combinato delle tre leggi riformatrici relative alla disciplina fiscale e tributaria, lamentando una diminuzione del potere d’acquisto per la spesa al consumo individuata nel 5,78% al 2012/2013 e nel 6,94% al 2013/2014.
Purtroppo per il comitato di cittadini riunitosi nella richiesta di ricorso non c’è stato molto spazio d’azione, nonostante l’ottimo lavoro portato dal Codacons per provare a vincere il dibattimento nelle sedi opportune. La Corte Costituzionale ha confermato che, con la nuova riforma sul blocco delle pensioni, il Parlamento ha correttamente soppesato gli interessi economici dello Stato italiano con quelli del soggetto privato, mantenendo una previsione di spesa pubblica nella norma. Inoltre non è stata riscontrata nessuna violazione in merito alle fluttuazioni del potere d’acquisto, piuttosto vengono attuate esaustivamente le esigenze finanziarie seguendo i principi di proporzionalità ed adeguatezza. La nota conclusiva recita: “Con la scelta non irragionevole di riconoscere la perequazione in misure percentuali decrescenti all’aumentare dell’importo complessivo del trattamento pensionistico, il legislatore ha attuato i principi di adeguatezza e proporzionalità sino ad escludere la stessa perequazione per la rivalutazione degli assegni INPS superiori a 6 volte la soglia minima, destinando in tal modo le limitate risorse finanziarie disponibili, in via prioritaria, alle categorie di pensionati con i trattamenti più bassi”. Una scelta politica dunque in linea con i dettami costituzionali che al contempo non va a ledere gli interessi del singolo cittadino e non apporta spese maggiorate ai conti pubblici, salvaguardando la prospettiva di ridurre in maniera significativa il deficit sul bilancio dell’anno corrente.
Rivalutazione pensioni 2019: tute le indicazioni nella circolare INPS
Il meccanismo alla base dei criteri di calcolo per la rivalutazione delle pensioni 2019 aveva inizialmente subito l’influenza del cosiddetto “consueto rinnovo generalizzato”, ovvero la procedura automatica per cui si attiva il sistema della perequazione seguendo le indicazioni normative contenute nella legge 23 dicembre 2000, n. 388. Ma come abbiamo già accennato in precedenza, la riforma introdotta per il triennio 2019-2021 prevede un mutamento sostanziale nel meccanismo di rivalutazione e dunque cambiano anche i vari criteri di calcolo sulle diverse categorie. Le nuove direttive sono contenute all’interno della circolare INPS 22 marzo 2019, n.44 con tutte le indicazioni sulle fasce d’importo, ricalcolate in base ai vari trattamenti sugli assegni pensionistici. Per chiunque voglia prendere visione di questo materiale online, il documento è consultabile sul sito ufficiale dell’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, precisamente tra le notizie della sezione “INPS comunica” dove ci sono tutti gli aggiornamenti sul tema delle pensioni. La circolare è suddivisa in 7 punti che spiegano bene tutte le modifiche introdotte dalla Legge di Bilancio 2019, con particolare attenzione ai criteri applicativi per il calcolo della rivalutazione. Al punto n.1 viene esposta una premessa nella quale si specifica che il nuovo meccanismo di rivalutazione fa comunque riferimento anche ai dettami presenti nella circolare precedente, ovvero la n. 122 del 27 dicembre 2018. Al punto n.2 viene confermato il tasso di aumento per i trattamenti pensionistici che già abbiamo analizzato, con valore pari all’1,1%. Al punto n.3 sono invece specificate le tipologie di prestazioni assistenziali in ambito previdenziale che hanno diritto a godere della rivalutazione per il triennio 2019-2021.
Al punto n.4 sono riportati il cosiddetto “modulo perequativo” che suddivide le varie fasce di importo per i trattamenti pensionistici e la tabella con tutti i valori a cui fare riferimento. Al punto n.5, come già detto sopra, vengono chiariti i nuovi criteri applicativi in merito al meccanismo della rivalutazione che servono per determinare il cumulo perequativo. Al punto n.6 si trova una breve nota inerente l’aggiornamento sulle procedure di liquidazione e ricostituzione per l’attribuzione della rivalutazione in base alle disposizioni vigenti. Al punto n.7 infine sono indicate le modalità online per scaricare, dall’area riservata INPS, il certificato di pensione 2019. La circolare INPS 22 marzo 2019 n.44 è quindi un documento molto interessante per comprendere pienamente la tematica complessa sulla rivalutazione delle pensioni. Milioni di cittadini italiani ogni anno detengono il diritto a ricevere dallo Stato sussidi oppure assegni previdenziali che risultano determinanti come entrate nel bilancio economico delle famiglie, dal momento che i trattamenti per la maggiorazione sono destinati in forme diverse alle varie fasce interessate e comunque le percentuali tendono a crescere al diminuire delle somme percepite, principio fortemente ribadito dalla pronuncia della Corte Costituzionale. Grazie anche all’ottima assistenza fornita dallo stesso Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, la navigazione online offre a tutti gli utenti coinvolti nel discorso della rivalutazione pensioni uno strumento utile ed efficace per capire se la loro posizione è idonea a ricevere il certificato con il diritto di ottenere un trattamento sull’importo dell’assegno pensionistico.