Rosa Parks, l’eroina contro la segregazione

Pubblicato il 25 Ott 2013 - 6:00pm di Redazione

Otto anni fa moriva Rosa Parks, l’attivista afroamericana per i diritti civili

Rosa-Parks

Il 24 ottobre 2005 Rosa Parks, conosciuta come la ”madre dei diritti civili” moriva alla veneranda età di 92 anni. Dopo 8 anni dalla sua scomparsa il suo ricordo e le sue battaglie sono ancora attuali. La piccola donna dell’Alabama per tutta la vita ha combattuto contro i soprusi e il razzismo di un’America ancora piena d’odio, e l’ha fatto fino alla sua morte sempre con lo stesso impegno e la stessa costanza. Un esempio di civiltà, dimostrando al mondo che con la tenacia e la perseveranza si può lottare, e si deve lottare per i propri diritti.

La sua storia inizia il primo dicembre di 58 anni fa. Rosa Parks, dopo una lunga e pesante giornata lavorativa – svolgeva la mansione di sarta in un grande magazzino di Montgomery, capitale dell’Alabama – salì sull’autobus ed, essendo esausta, decise di accomodarsi in una delle file centrali del mezzo (per gli afroamericani era riservata la sola parte posteriore dell’autobus). Dopo qualche fermata l’autista vedendo un uomo bianco in piedi arrestò la corsa, e intimò la donna di alzarsi per fare posto all’uomo, Rosa Parks con coraggio rifiutò e, dopo pochi minuti, venne arrestata dalla polizia che era accorsa su segnalazione dell’autista.

Rosa ParksDa quel momento Rosa Louise McCauley, in Parks, è diventata il simbolo della lotta per i diritti civili degli afroamericani. Una sola donna si era opposta alle legge dei bianchi dimostrando che anche una sola persona poteva opporsi all’ordine costituito, dando inizio alla lunga battaglia contro l’ingiustizia e la segregazione razziale, che avrà il suo culmine a cavallo tra la fine degli anni 60′ e l’inizio dei 70′. L’episodio che vide coinvolta Rosa Parks si svolse in un contesto particolare, destando particolare stupore e indignazione tra la popolazione bianca del sud degli Stati Uniti, infatti non solo in Alabama ma in tutti gli stati meridionali degli Usa erano in vigore le leggi di ”Jim Crow”, che imponevano una violenta e ingiustificata segregazione della popolazione di ”colore”. I ”negroes”, così venivano chiamati con disprezzo gli afroamericani, non potevano accedere e frequentare i luoghi frequentati dai bianchi. In molte zone era affisso il cartello, ”White only” davanti a scuole, ristoranti, bar, i cittadini negroes avevano i loro bagni pubblici, i loro ospedali, negozi ed era vietato loro di ”contaminare” spazi e luoghi di solo utilizzo dei ”bianchi” americani.

Anche se nel secolo precedente il presidente Abraham Lincoln aveva guidato e portato alla vittoria gli stati del nord contro la federazione del sud supportata dai grandi proprietari dei campi di cotone e tabacco, sostenitori della schiavitù, nel corso dei decenni il potere delle oligarchie agricole crebbe esponenzialmente diffondendo un forte sentimento razzista nei confronti della comunità afroamericana. Un esempio lampante della persecuzione degli americani di ”colore” all’inizio del 900 sono state le continue persecuzioni operate dal Ku Klux Klan, un gruppo cristiano fondamentalista, che ha seminato il panico per anni nelle campagne del sud, e che erano supportati e coperti dai politici bianchi del sud, padri ideologici quest’ultimi dei vari Bush e Cheney di oggi.

Dopo l’arresto di Rosa Parks, la popolazione afroamericana e non solo diede inizio a un lungo boicottaggio dei mezzi pubblici, durato 381 giorni, che paralizzò il sistema dei trasporti della città. La protesta ebbe pesanti ripercussioni RosaParks-BillClintoneconomiche soprattutto nei confronti dei negozianti segregazionisti e dei loro simpatizzanti. Dopo un anno di proteste nel 1956 la Corte Suprema dovette, obbligata dalla forte pressione sociale ed economica che il boicottaggio creò, abolire le ”Leggi Crow” e dichiarare incostituzionale ogni discriminazione razziale. Molti anni dopo, nel 1999, l’allora presidente Bill Clinton tornò sull’episodio e, in occasione della consegna di una onorificenza a Rosa Parks, dichiarò: «Mettendosi a sedere, lei si alzò per difendere i diritti di tutti e la dignità dell’America».

Questo triste episodio scatenò la forte reazione della popolazione di colore che si organizzò in associazioni di sostegno della causa antirazzista (MIA), e in questa occasione salì alle luci alla ribalta un giovane Martin Luter King, che divenne presidente e porta voce della causa. L’associazione da Montgomery si estese nei mesi successivi a tutti gli Stati Uniti, assumendo il nome di Southern Christian Leadership Conference (Sclc), e lo stesso reverendo ne divenne il vicesegretario in Alabama.

Quando Rosa Parks decise di non alzarsi da quello scomodo schienale la storia entrò in movimento, se non ci fosse stato il suo rivoluzionario gesto probabilmente il boicottaggio degli autobus e l’abolizione delle discriminazioni razziali sarebbe slittata di anni, ma quella minuta e fragile donna trovò la forza di rimanere seduta, di dire no, di protestare, spingendo intere generazioni a resistere e ad affrontare la sofferenza con sacrificio e con la non violenza.

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