In Rush: Niki Lauda e James Hunt, due piloti a confronto
Uscito da poche settimane nelle sale cinematografiche, il film “Rush” ci riporta indietro agli anni Settanta, in un’atmosfera di sfida e di entusiasmo che fa da contesto alle prime gare di esordio di Formula 3 in cui i protagonisti, Niki Lauda (Daniel Brühl) e James Hunt (Chris Hemsworth), si contendono la pista e si sfidano apertamente. Un sogno nel cassetto accomuna questi due giovani ribelli e determinati, ossia diventare piloti di Formula 1.
Il primo è un austriaco metodico, ostinato e preciso che intraprende la sua carriera sportiva audacemente, senza piegarsi ai compromessi del padre banchiere rinunciando a ogni tipo di aiuto economico. Per questo, decide di autofinanziarsi grazie ad un prestito ottenuto in banca. Il secondo, l’inglese James Hunt, potrebbe essere definito come la controfigura e l’antitesi del primo, un fuoriclasse che vive senza regole né buonsenso, eppure sempre vincente in pista. Hunt ama la bella vita, vive relazioni fugaci ed è consumato dal dannato vizio dell’alcol. Quando gli viene suggerito di sposarsi per dare di sé un’immagine più rassicurante e promettente, lascia immancabilmente naufragare il matrimonio. Seppure così diversi, i due personaggi si dimostrano veri campioni, capaci di sfidare ogni condizione psicofisica e meteorologica pur di portare a termine il loro intento.
In “Rush” non è di poco conto sottolineare l’alto rischio che correvano i piloti di Formula 1 circa quarant’anni fa; le tecnologie e le precauzioni erano minime e partecipare ad una gara di alto livello significava duellare spesso con il pericolo costante della morte. La maestria nella regia di Howard e nella sceneggiatura di Peter Morgan si denota anche da questi aspetti. Infatti la telecamera, tramite un’inquadratura focalizzata sul pilota, crea abilmente l’illusione ottica di essere proprio in quell’istante, seduti dentro l’auto, in uno spazio vitale minimo, a una velocità altissima e quasi fuori controllo. L’audio assillante che riproduce il ronzare delle sgommate sempre più incalzanti a ogni curva e a ogni frenata, completano l’operazione di immedesimazione da parte dello spettatore. Ecco che l’ansia e la trepidazione attraversano tutta la sala del cinema, come se a guidare fosse ognuno di noi, il tifo è quasi imparziale, ora si esulta per il successo dell’uno ora per quello dell’altro. È una continua lotta per la sopravvivenza.
Sicuramente questa constatazione si addice maggiormente a Lauda il quale ha subìto un traumatico incidente in pista che gli stava quasi costando la vita. Rimasto deformato in viso a causa delle gravi ustioni riportate nell’incidente, non si dà per vinto, si ostina a ritornare in gara prematuramente, contro il parere dei medici e della moglie sempre accanto a lui. L’unico motivo che lo spingeva a un atto così azzardato non era tanto la brama di successo quanto non permettere all’avversario di scavalcarlo, di approfittare del suo disagio fisico. Così Lauda ci dà una prova eccezionale della determinazione umana, una grinta fuori dal comune che lo fa uscire vittorioso da questa sfida estrema. L’austriaco Niki Lauda è sicuramente presuntuoso, vanitoso, a volte persino antipatico ma è, sopra ogni altra cosa, lungimirante e previdente. Proprio a proposito della gara in cui è rimasto gravemente segnato fisicamente, aveva previsto possibili rischi a causa della pioggia battente, ma la spavalderia di Hunt ha ricevuto maggior ascolto e consensi e così la gara ha avuto luogo comunque.
Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, Hunt non ha affatto goduto dell’infortunio del rivale, anzi un profondo senso di colpa l’ha lacerato interiormente, tanto da prendere a pugni un giornalista sfacciato che in una conferenza stampa aveva chiesto a Lauda “Crede che il suo matrimonio durerà ora che è deturpato in viso? Cosa le ha detto sua moglie?”. Ecco che il film “Rush” tende a dipingere un aspetto alternativo rispetto all’immagine di cattivo ragazzo che si è guadagnato Hunt. Questi stupisce all’improvviso con una sensibilità e una delicatezza impensabile in un uomo pragmatico e violento come Hunt.
In “Rush” la voce narrante è quella di Niki Lauda, le parole del narratore si mescolano alle voci dei personaggi, si tingono di insicurezze e riflessioni fino a coincidere con la frase effettivamente pronunciata dal protagonista Lauda: “La felicità è un nemico. Tutto ad un tratto ti rendi conto che hai qualcosa da perdere”. Quindi Niki aveva solo paura di amare, era più bravo a rischiare la vita piuttosto che i sentimenti. Ecco l’altra faccia della medaglia, due uomini apparentemente imbattibili, eppure vulnerabili interiormente. Due piloti esternamente rivali, eppure tanto intelligenti da stimarsi reciprocamente.
Geniale la scelta registica di sbalzare avanti con gli anni, tanto da descrivere i due protagonisti da “adulti”. Hunt il solito goliardico, circondato da belle donne e impegnato nella vita mondana. Niki, invece, capace di riconoscere i suoi limiti e così, dopo essersi ritiratosi dalla Formula 1, si dedica alla passione per il volo, ora pilota di aeroplani anziché di Ferrari.
Dunque, in “Rush” si descrive una vicenda realmente accaduta, rimaneggiata da un sapiente racconto cinematografico, con una voce narrante simile a quella di uno scrittore autobiografico, onnisciente ed onnipresente. Sono proprio questi gli ingredienti giusti per scolpire nell’animo dello spettatore una storia toccante e graffiante allo stesso tempo.