Russia: Esercitazioni nel Mar Nero. Preparazione o avvertimento?
“Il presidente della Russia ha ordinato al ministro della Difesa di iniziare esercizi militari su vasta scala nella regione del Mar Nero. Questo è un test per manovre a sorpresa”, ha dichiarato Dmitri Peskov, portavoce di Putin, sottolineando come lo scopo principale di queste esercitazioni in grande stile sia quello di verificare la preparazione e le capacità di coordinamento dei vari reparti.
Secondo l’ufficio stampa del ministro della Difesa “È la prima volta, da decenni, che la flotta russa condurrà esercitazioni di questa portata, volte a migliorare il controllo, assicurare e allenare la forza di interazione multiruolo delle flotte in zone marittime così lontane”, intendendo con queste il Mediterraneo, Mar Nero e Caucaso del nord. La massiccia esercitazione ha colto di sorpresa gli stati limitrofi, in particolare l’Ucraina e la Georgia, con le quali la latente tensione non si è mai del tutto estinta. La “prova” in teatro operativo ha visto coinvolti 7.100 soldati, 250 fra blindati e corazzati, 50 cannoni, 20 caccia ed elicotteri e circa 30 navi da guerra. I vertici della marina starebbero inoltre preparando un dispiegamento di forze da combattimento nel Mediterraneo e progettando l’invio di navi da guerra negli Oceani Pacifico e Indiano. È chiaro che la valenza di questo dispiegamento di forze va ben oltre la preparazione strategico-militare, assumendo un valore simbolico di monito verso le forze atlantiche e arabe in relazione al contesto siriano. Il sentore che si voglia trasformare il conflitto siriano in un contesto di instabilità regionale che favorisca la caduta di Assad può essere una delle ragioni delle esercitazioni intraprese dal Cremlino dall’inizio del 2013, le più imponenti dalla caduta del muro di Berlino. Questa escalation militare può essere letta anche come risposta della Russia all’accordo ottenuto tra Arabia Saudita e Lega Araba che prevede la possibilità di vendere ai ribelli veicoli pesanti con lanciarazzi da 220 mm.
“Consideriamo che il significato principale delle decisioni prese è che la Lega Araba ha rifiutato una composizione pacifica della crisi siriana. Il riconoscimento della Coalizione Nazionale come unico legittimo rappresentante del popolo siriano contraddice il comunicato ONU di Ginevra”, ha dichiarato Lavrov, ministro degli Esteri della Russia. Le decisioni prese a Doha dalla Lega Araba hanno, infatti, delegittimato il ruolo mediatore dell’Onu nella ricerca di una soluzione che passasse per negoziati tra le parti interne al conflitto, aprendo la strada ad un intervento militare “esterno” nel conflitto siriano che vedrebbe un’immediata e, a quanto pare, efficace reazione russa, nel rispetto del diritto internazionale.
Considerata la valenza strategica della Siria, che dagli anni 60 rappresenta per la Russia l’alleato ideale nella regione e, per tale ragione ha fatto capire chiaramente che farà quanto in suo potere per evitare un intervento militare nell’area. Il messaggio, chiaro e diretto a Europa, Turchia e Stati Uniti, arriva quasi contemporaneamente alla dichiarazione della Corea del Nord di essere entrata in uno “stato di guerra” con la Corea del Sud. L’infiammarsi di un altro fronte “caldo” e l’escalation di esercitazioni militari rende gli equilibri in atto in questo momento particolarmente fragili e concatenati, mai come ora sensibili a tali manifestazioni di forza da parte delle potenze militari. È proprio il caso di dire a buon intenditor poche parole.