Samer Issawi: volto e nome della resistenza

Pubblicato il 13 Apr 2013 - 5:56pm di Redazione

Più di 240 giorni di sciopero della fame di Samer Issawi non possono niente contro  la dura “legge” israeliana

Samer-IssawiIl prigioniero palestinese Samer Issawi è in sciopero della fame dal 1 agosto 2012. Dal 27 febbraio è ricoverato nell’ospedale di Kaplan, dove i medici hanno potuto registrare un rapido peggioramento delle sue condizioni fisiche. Secondo quanto riportato dal suo avvocato, Jawad Bulous, Samer Issawi avrebbe rifiutato di assumere le dosi supplementari di acqua imposte ultimamente dai medici a causa dell’aggravarsi del suo quadro clinico. “Sta accettando da qualche tempo un po’ di zucchero nelle razioni giornaliere di acqua, ma non è sufficiente: il suo cuore batte solo trenta volte al minuto”, aggiunge il legale.

Samer Issawi, 33enne ridotto a poco più di uno scheletro e costretto sulla sedia a rotelle, fu arrestato la prima volta nel 2002 per possesso di armi e partecipazione ad attività di resistenza armata, nell’ambito dell’operazione intrapresa dall’esercito israeliano detta “Scudo di Difesa”. Operazione mirata alla rioccupazione di molte città della Cisgiordania. Fu condannato a 13 anni di prigione, ma venne liberato dopo averne scontato dieci, grazie allo scambio di prigionieri tra Hamas e Israele, che portò  alla scarcerazione di più di mille prigionieri palestinesi in cambio del caporale israeliano Gilad Shalit. Arrestato nuovamente nel luglio 2012 con l’accusa di aver violato i termini dell’accordo di rilascio che lo obbligava a non allontanarsi da Gerusalemme. In realtà la cittadina di Hizma, dove si trovava Samer Issawi al momento dell’arresto, viene considerata interna al comune di Gerusalemme anche secondo le leggi israeliane, per cui non sussisterebbe l’accusa di “abuso della libertà di movimento concessa”.

In seguito ad una carcerazione immotivata, che si muove all’interno della cosiddetta detenzione amministrativa (prassi che prevede la detenzione a tempo indeterminato e senza processo né provati capi d’accusa  per non meglio identificati “motivi di sicurezza”), Samer Issawi non ha avuto altra scelta che ricorrere allo sciopero della fame per far sentire la sua voce. Nelle carceri israeliane ci sono più di 5000 prigionieri palestinesi, molti dei quali reclusi per motivi politici e, quindi, vittime della detenzione amministrativa. Per questa ragione, ultimamente, alcuni di loro hanno deciso di ricorrere all’unica “arma” che posseggono: la resistenza dei loro stomaci vuoti, per lottare contro un’incarcerazione ingiusta e contro le condizioni di vita imposte dai militari israeliani.

Richard Falk, Commissario speciale delle Nazioni Unite designato dal Consiglio per i Diritti Umani, con il compito di monitorare le violazioni dei diritti commesse da Israele nei confronti dei palestinesi, ha richiesto il rilascio di Samer Issawi e di altri due detenuti senza accuse formali.

“Mantenere in detenzione il Sig. Qa’adan, il Sig. Azzidine e il Sig. Al-Issawi in queste condizioni è inumano. Israele è responsabile per ogni danno permanente. Se i funzionari israeliani non possono presentare prove a supporto delle accuse contro questi tre uomini, essi devono essere immediatamente rilasciati”. Nonostante questo richiamo formale, le crescenti preoccupazioni dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite, senza contare le numerose azioni di solidarietà organizzate dall’opinione pubblica internazionale in seguito al peggioramento delle condizioni fisiche di Samer Issawi, Israele non cede. Il portavoce dell’Ufficio di Netanyahu ha fatto sapere che il prigioniero potrà essere trasferito in un paese membro dell’Ue o dell’Onu o, in alternativa, spostato all’interno della Striscia di Gaza. Opzione categoricamente respinta da Samer Issawi, che ha dichiarato di preferire la morte ad una libertà non esercitabile nella sua città, Gerusalemme. Dopo aver rifiutato quella che con tutta probabilità sarà la sua unica via di uscita, nonostante l’Ue dichiari di non aver ricevuto nessun avviso formale in tal senso da parte di Israele, Samer Issawi ha scritto una lettera rivolta ai suoi carcerieri, agli occupanti, agli israeliani.

“Israeliani,

Ascoltate la mia voce, la voce dei nostri tempi, nonché la vostra voce! Liberate voi stessi dell’eccesso avido di potere! Non rimanete prigionieri dei campi militari e delle sbarre di ferro che hanno serrato le vostre menti! Io non sono in attesa di essere liberato da un carceriere, ma sto aspettando che voi vi liberiate della mia memoria.”

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