Grazie a un accordo con le autorità israeliane Samer Issawi, in sciopero della fame da 8 mesi, verrà rilasciato a Gerusalemme
Nella giornata di ieri, 23 aprile, il legale di Samer Issawi ha comunicato a France Press di aver firmato un accordo con le autorità israeliane che prevede il rilascio a Gerusalemme del detenuto in sciopero della fame da agosto 2012. Dovrà rimanere, però, in carcere per altri 8 mesi, a partire dalla sospensione dello sciopero della fame, per scontare la pena per la violazione degli accordi del suo precedente rilascio (1).
Samer Issawi, arrestato a luglio del 2012 senza accuse né processo, aveva rifiutato nei giorni scorsi di essere rilasciato all’estero, con una deportazione che prevedeva l’allontanamento dalla Palestina per 10 anni (e che violava tra le altre cose la Quarta Convenzione di Ginevra). Samer Issawi è sopravvissuto per 8 mesi assumendo solo acqua, vitamine e infusioni, portando avanti uno sciopero della fame senza precedenti durante il quale ha perso 45 chilogrammi. La sua salute, monitorata 24 ore su 24, ha subito non pochi danni: il suo battito cardiaco è arrivato a 30 pulsazioni al minuto e i suoi reni non funzionano più.
Per la sua causa si sono mobilitati attivisti palestinesi e internazionali, organizzazioni per i diritti umani e l’Autorità Nazionale Palestinese che aveva sollecitato l’Unione Europea a intervenire con “passi immediati e concreti” per ottenere il rilascio del prigioniero politico. Il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat aveva spiegando in una lettera al capo della diplomazia Ue, Catherine Ashton, che la comunità internazionale sarebbe stata considerata responsabile per l’eventuale morte di Samer Issawi, a causa della sua “tolleranza verso le orribili azioni di Israele che hanno creato questa situazione terribile”.
La Campagna per la liberazione di Issawi (che ha festeggiato oggi con l’hashtag #IssawiDefeatsIsrael – Issawi sconfigge Israele) è rimasta attiva per circa due mesi e mezzo con “twitterstorm” che ogni giorno incitavano la liberazione del prigioniero e che informavano la comunità internazionale sulle sue condizioni di salute. Una campagna telematica senza precedenti.
Si è mobilitata anche la madre di Samer Issawi, con una lettera a Obama durante la sua visita dello scorso marzo in Medio Oriente, e Issawi stesso che la scorsa settimana dal suo letto d’ospedale aveva scritto una lettera, pubblicata su Ha’aretz, in cui accusava gli intellettuali israeliani di non essersi mobilitati a suo favore, ottenendo come risposta (da parte di scrittori come Amos Oz, Eli Amir e A.B. Yehoshua) solo un invito a interrompere lo sciopero della fame.
Lo sciopero della fame era per Samer Issawi “l’ultima pietra da scagliare” contro l’occupazione che umilia il popolo palestinese e che, fosse morto o fosse stato liberato, sarebbe stata comunque per lui una vittoria, perché in entrambi i casi non si sarebbe arreso alla tirannia e all’arroganza dell’occupazione.
Note:
(1) Samer Issawi fu arrestato dagli israeliani nel 2002 perché aveva preso parte alla Seconda Intifada e fu condannato a 30 anni di carcere. Fu poi rilasciato nell’ottobre 2011 a seguito di un accordo tra Hamas e il governo israeliano in cui Gilad Shalit, militare israeliano, venne liberato dietro la scarcerazione di un migliaio di palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, tra cui Samer Issawi. Il 7 luglio 2012 viene arrestato di nuovo, senza accuse né processo, per aver violato le condizioni del rilascio. Si era recato in un villaggio palestinese ad una brevissima distanza da Gerusalemme, dalla quale non poteva allontanarsi.