Intervista ad Alberto Gallo, promotore di Arcipelago Scec
Sabato 8 giugno alle ore 21, presso il circolo Arci in Frazione San Lorenzo, ci sarà la presentazione dei Buoni Scec. Un sistema di buoni circolari che sono spendibili in un circuito di aderenti che vogliono ri-localizzare l’economia, incentivare le scelte etiche e la sostenibilità. Abbiamo intervistato Alberto Gallo, giovane laureato in economia, che nel Biellese si è fatto promotore di Arcipelago Scec, contraddicendo tutto quello che gli hanno insegnato nelle aule universitarie.
Hai convocato agricoltori, professionisti, associazioni e istituzioni locali per spiegargli perché non possiamo fare attualmente Moneta locale complementare e, invece, perché i Buoni Scec sono uno strumento legale. Intanto cos’è la Moneta complementare?
Il Trattato di Maastricht, quello che dal 1992 fissa le regole politiche e i parametri dei paesi dell’Unione europea, non permette di emettere moneta locale neanche complementare. La moneta locale è la fissazione di un valore di scambio all’interno di una comunità (sia questa locale, nazionale o sovranazionale). La complementarietà si realizzerebbe ove questa circolasse parallelamente ad altre monete (ad esempio l’Euro), e fosse convertibile. Questo nei paesi che hanno adottato l’Euro non è possibile. Tuttavia, è da segnalare che il terreno legislativo in questo settore è molto scivoloso, e alcune iniziative di monete complementari vengono attualmente tollerate in Europa. Ma nel momento in cui si decidesse di non tollerarle più semplicemente l’esperimento finirebbe. Per questo Arcipelago SCEC ha preferito adottare un approccio più sistemico, e più solido.
Quindi cos’è lo Scec?
Si è cercato un modo per avere le stesse funzionalità senza avere le caratteristiche di moneta. Vuol dire che il nostro Buono non può essere usato completamente per le transazioni, è emesso gratuitamente e non può essere convertibile in Euro. Quindi si basa su una convenzione tra cittadini che gli danno il valore di un euro, ma non è convertibile. Lo Scec è uno strumento che serve a portare liquidità dentro un’economia reale e locale, aumenta il potere d’acquisto degli aderenti, siano essi soci fruitori o accettatori. I primi li possiamo assimilare ai consumatori, i secondi ai titolari di un’attività produttiva o di un esercizio.
Come funziona?
Funziona così: al momento dell’iscrizione ogni socio si vede accreditati i primi 100 Scec (che equivalgono a 100 euro) di buoni sconto spendibili nel circuito dei soci accettatori. Questo dirotta la domanda dalla grande distribuzione e dai circuiti finanziarizzati, verso un tipo di economia reale e locale. I negozi, gli artigiani vedono aumentata la propria clientele facendo un dono: lo sconto. Lo sconto prende valore, cioè diventa spendibile in un circuito, che lo riconosce. È la solidarietà che cammina.
Dov’è gia stato sperimentato lo Scec?
Lo Scec è nato a Napoli, adesso ci sono esperienze anche in Toscana, al IV Municipio di Roma. Siamo agli inizi, ma abbiamo anche dei piani aziendali sull’agricoltura o sulle telecomunicazioni già sperimentati a Crotone, Cerveteri, Ladispoli, Roma e prossimamente a Parma.
Ci sono altre esperienze in Italia? Ad esempio cosa sai del Susino in Val di Susa?
Mai come oggi si vede un’esplosione di questi esperimenti. A partire dai circuiti di barter multilaterale (che, però, è tra azienda e azienda, come ad esempio Sardex, Visiotrade o Ormita) per arrivare alle imitazioni dello Scec con caratterizzazioni più locali. Il Susino viaggia insieme allo Scec grazie al lavoro che ha fatto l’associazione di imprenditori valsusini Etinomia. Al momento si sono però fermati alla funzionalità di buono sconto, senza introdurre la possibilità del suo utilizzo in un circuito, la spendibilità.
A che punto siete nel Biellese?
Abbiamo fatto il primo evento pubblico a novembre a Occhieppo. C’è stata molta attenzione e partecipazione. Ora abbiamo più di 100 soci, di cui 30 accettatori, e un gruppo di attivisti in crescita. Stiamo dando corpo al progetto.
Ci sono diversi economisti critici (Napoleoni, Brancaccio, Bagnai, Amoroso) che, da posizioni eterogenee, individuano nell’Euro e in come è stato creato una concausa – se non proprio la causa – dell’impoverimento del Sud Europa, della sua ‘mezzogiornificazione’. Pensi che le monete locali, o i loro corrispettivi, possano essere uno strumento politico per trovare una via d’uscita da questa situazione?
Ho solo una laurea in economia, ma ritengo che queste analisi che spiegano le due velocità europee – diciamo la crescita del Nord e la recessione del Sud Europa e la conseguente cessione di sovranità a enti sovranazionali come la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale – siano corrette. Però si limitano al breve periodo. Nel medio periodo credo che anche i cittadini tedeschi perderanno sovranità, così come sta succedendo a noi, agli spagnoli, ai portoghesi e, naturalmente, ai greci. Nel suo recente libro ‘Democrazia vendesi’, Loretta Napoleoni parla dello Scec. Lo fa nell’ultimo capitolo e invita a promuovere questa formula in modo allargato a tutti i paesi del Sud Europa, in modo che possa avere una funzione anti ciclica.
Dove si possono trovare più informazioni su Arcipelago Scec?
Intanto venendo sabato 8 giugno alle 21.00 a Mongrando, presso il cicolo Arci in Frazione San Lorenzo. Poi si può trovare parecchio materiale in rete. C’è un sito di Arcipelago Scec nazionale o, localmente, potete trovarci sulla pagina facebook Arcipelagoscec Biella, o sul blog di Biellese in transizione.
Fonte: Varieventuali di Ivrea