Abbiamo letto il primo romanzo di Fortunato Cerlino,noto come attore che per la prima volta troviamo in veste di scrittore, per la recensione del suo libro “Se vuoi vivere felice”, dove racconta tra ricordi, sogni, invenzioni, bugie e vanità la storia di un ragazzo sfuggito alla criminalità organizzata.
Se cercate “Fortunato Cerlino” su Google, troverete tantissime immagini e video del ruolo che lo ha reso più famoso: Don Pietro Savastano. Il celebre boss delle prime due stagioni di “Gomorra” era interpretato proprio da lui, grazie a un look trascurato, un tono di voce molto basso e uno sguardo profondo, riusciva a incutere timore a ogni spettatore, rendendo la sua prestazione magistrale. Per questo, se siete interessati a cercare altro di lui dovrete scavare nella rete e se lo avete amato in “Gomorra” scoprirete molte altre cose di lui che di certo vi stupiranno. L’esperienza della serie gli ha regalato tanta notorietà che lo ha portato a diventare uno degli attori italiani più riconosciuti all’estero.
Fortunato oltre a essere un leone da palcoscenico recentemente ha scelto di prendere la penna in mano e trasformarsi in uno scrittore. Einaudi, ha pubblicato nella sezione “Supercoralli” il primo romanzo di Fortunato Cerlino: “Se vuoi vivere felice” (272 pagine dal prezzo di 18,50 euro). Quella che inizialmente era nata come una raccolta di pensieri e di riflessioni trascritte su carta lungo una carriera sparsa in giro per l’Italia, si è trasformata nel racconto di un bambino sfuggito alla criminalità lasciatosi trasportare da storie fantastiche, da acute riflessioni sul mondo che lo circondava.
Recensione del libro “Se vuoi vivere felice” di Fortunato Cerlino
In un libro di racconti, pensieri e riflessioni lo scrittore decide di aprire il romanzo con una storia che potrebbe essere il soggetto di un corto: “’O chiammaveno Spiderman”. Una riflessione di un giovane ragazzo nei confronti di un 40 enne che è appena caduto da un’impalcatura mentre cercava di fare un’irruzione furtiva all’interno di un appartamento. La morte viene vista in un processo di crescita come un cambiamento, un qualcosa che segna l’individuo per sempre. La situazione ricorda un soggetto cinematografico perché nonostante non ci sia una descrizione accurata dei luoghi è facile immaginarli e ricrearli nella nostra testa. La narrazione è subito intervallata da una fiaba in napoletano comprensibile. È un racconto che metaforicamente descrive di un futuro ideale dove criminalità e ordine pubblico fanno pace,qui rappresentatida un drago e un cavaliere. Il resto del libro, che non vogliamo svelarvi completamente, ha inoltre una caratteristica molto particolare, quella di mescolare nel linguaggio il dialetto napoletano che, come tutti i dialetti, è una sfumatura dell’italiano. Questa scelta non è minimamente casuale ma restituisce allo spettatore un giusto coinvolgimento, rendendolo anche lui un ragazzo di Pianura che vuole evadere da una realtà cruda e dura come quella che lo coinvolge.
Il libro descrive la vita e i problemi con gli occhi di un ragazzo di Pianura, un giovane napoletano che tra dinamiche familiari, draghi, bizzocche, leoni, troviamo la vita di un attore che grazie a una visione della vita profonda riesce sempre a imparare qualcosa sia per se, che per una migliore resa nel suo mestiere.