Oliver Stone e Joseph Gordon-Levitt portano in sala “Snowden”. Continuate a leggere per entrare nella trama, con recensione e commento sul film.
Edward Snowden è un ragazzo di quasi trent’anni che dopo un grave infortunio, riscontrato durante la leva militare,ha deciso di entrare nell’NSA. Spostandosi nel corso degli anni tra CIA, FBI e NSA, ma soprattutto cambiando continuamente paese,ha visto modificare la sua relazione con la fidanzata Lindsay Mills. Nonostante lei ne seguirà gli spostamenti e lo supporterà, questo continuo mutare e migrare gli provocherà una degenerazione sia fisica che mentale. Lo stress e il decadimento fisico lo indurranno nel 2013 a effettuare delle importanti rivelazioni che lo tengono tuttora protetto in Russia, dato che in America è considerato un traditore.
Recensione “Snowden”
A quattro anni di distanza dal suo ultimo film e dopo un accoglienza altalenante tra i critici americani, torna nelle sale italiane, ammirato alla Festa del cinema di Roma, il regista tre volte Premio Oscar Oliver Stone con “Snowden”.
Per attendere tutto questo tempo Oliver, si è guardato intorno e da abile narratore ha cercato una storia completa, poliedrica e attraente proprio come quella del giovane Ed Snowden. Analizzando il “perché” un giovane decide di diventare un informatore e rivelare al mondo dei segreti così importanti.
La motivazione nel cinema è una componente necessaria, soprattutto in questo tipo di storie d’inchiesta, proprio come lo è stato “Spotlight” nella stagione che ci ha preceduto. Prendendo l’ispirazione dal libro del giornalista Luke Harding (“Snowden-la vera storia dell’uomo più ricercato del mondo” Newton Compton Editori, 384 pagine) riprende l’intervista che fece Ed proprio ai 3 giornalisti: GleenGreenwald, Ewen MacAskill e Laura Poitras. Il film è strutturato con un focus su quell’incontro e grazie a dei flashback, esamina tutto il contesto e le motivazioni che lo hanno spinto a farlo, raccontando parallelamente la relazione con Lindsay Mills interpretata dalla star di “Divergent”Shaleane Woody.
Il rapporto con la fidanzata è molto particolare, non vede mai una dura presa di posizione della donna, bensì una comprensione, simile più a un accondiscendenza, verso una problematica relazionale molto più complessa. Fondamentale per questo film è la funzione di eco che il regista decide di dare alla storia. Dopo il documentario “Citizenfour”, premio Oscar nel 2014, scrivendo e dirigendo un film,il regista sceglie di ampliare il possibile pubblico della storia, mettendola a conoscenza di più persone, grazie sia al linguaggio filmico che a un plot lineare, dato che all’apparenza dovrebbe essere un Thriller ma in realtà è una storia vera.
Per questo motivo Stone ha la necessità di raccontare e mette al primo posto la narrazione rispetto alla recitazione. Come protagonista è stato scelto Joseph Gordon-Levitt dedito spesso a questo tipo di film impegnati e pronto a mettersi in gioco in storie difficili. Nella resa di questo ruolo dà una buona prova di sé, non brillante ma credibile, proprio come la sua coprotagonista ShaileneWoodley, l’eroina di “Divergent” e la drammatica ragazza di “Colpa delle stelle”. Il regista regala anche degli omaggi al cinema, citando alcune pellicole, ed è curioso vedere, durante tutto l’arco della storia, delle eccellenti comparse che colorano la pellicola tra cui: Nicholas Cage, Scott Eastwood e altri colleghi che tengono alto il livello del cast.
Un film che ha una doppia chiave di lettura: da un alto si mostra eccessivamente lungo, dall’altro presenta un importanza che abbatte il muro dei 134 minuti portando lo spettatore al bisogno di conoscenza di questa vicenda, quanto mai attuale come oggi.