La situazione delle carceri in Italia continua a destare preoccupazione: il sovraffollamento è ancora un problema reale ed è testimoniato anche dalle continue denunce di varie associazioni e dagli stessi sindacati di polizia penitenziaria. Troppi detenuti, poco personale, strutture inadeguate: sono tutti fattori che rendono la vita di detenuti e lavoratori davvero difficile; nel mentre si attendono novità sul fronte di amnistia e indulto, ma le cose non sembrano sbloccarsi.
Sovraffollamento ed episodi di violenza nelle carceri italiane
In altri articoli abbiamo più volte riconosciuto che gli interventi come lo svuotacarceri e le pene alternative hanno avuto il loro effetto, riducendo il numero dei detenuti, però anche il report Annual Penal Statistic del Consiglio d’Europa mostra che il problema del sovraffollamento non è stato risolto: In Italia i carcerati sono più di 54.000, mentre la capienza massima sarebbe di 45.000. Dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria arrivano statistiche diverse: al 31 marzo i detenuti nelle carceri italiane sono 53.495, mentre la capienza è di 49.545 posti.
Anche negli ultimi giorni si sono verificati degli episodi di violenza che testimoniano la difficile situazione: giusto per citare alcuni casi accaduti di recente, ad Ivrea un assistente di polizia penitenziaria è stato aggredito da un detenuto, all’interno del carcere romano di Rebibbia un detenuto dopo essere stato sedato con dei farmaci tranquillanti è stato stuprato dai suoi compagni di cella, a Piacenza un detenuto si è conficcato un chiudo in testa, ad Asti la polizia penitenziaria è riuscita a sventare un tentativo di suicidio. Si potrebbero citare altri episodi senza dover andare tanto indietro nel tempo, ma bastano questi esempi per far capire l’attuale scenario. L’inadeguatezza delle strutture è stata dimostrata anche dall’associazione Nessuno tocchi Caino: a Padova, ad esempio, i detenuti sono quasi il doppio dei posti disponibili e questo fatto dà origine ad una serie di problematiche, tra cui la diffusione di malattie e disturbi psichici. Rimanendo in Veneto, la stessa associazione ha fatto sapere che solo il 14,65% dei detenuti (305 su 2081) lavora alle dipendenze di imprese o cooperative.
I sindacati di polizia penitenziaria denunciano da tempo una evidente carenza di organico: gli agenti si ritrovano a pagare in prima persona (rischiando anche la propria incolumità) gli effetti della disorganizzazione e dei disservizi che caratterizzano l’organizzazione delle carceri italiane; in seguito all’aggressione subita da un agente ad Ivrea, Leo Beneduci, segretario generale dell’Ospapp, ha detto che i detenuti, anche quelli molto pericolosi, godono della massima libertà di movimento all’interno delle sezioni detentive e neanche in via disciplinare si procede per prevenire o quantomeno reprimere la crescente ondata di violenza che colpisce gli uomini e le donne della polizia penitenziaria.
Amnistia e indulto, ancora nessuna novità dalla Commissione Giustizia
Nonostante i vari appelli, tra cui ricordiamo quelli di Papa Francesco, i quattro disegni di legge su amnistia e indulto che da tantissimo tempo stazionano in Commissione Giustizia al Senato continuano ad essere superati da questioni ritenute più urgenti come il ddl sul reato di depistaggio o quello sulla riforma della prescrizione dei reati. L’esame dei provvedimenti su amnistia e indulto slitta di settimana in settimana ormai da parecchio tempo e questo dimostra che il Governo non ha ancora cambiato idea sui provvedimenti di clemenza: ricordiamo che il ministro Orlando non molto tempo fa disse che non erano necessari perché il sovraffollamento è ormai quasi superato grazie a provvedimenti come svuotacarceri, la legge sulle pene alternative e la depenalizzazione di alcuni reati.