Trentotto turisti uccisi a colpi di kalashnikov da militanti dello Stato Islamico nella spiaggia di un resort di lusso a Sousse, in Tunisia. Venticinque morti e circa 200 feriti in Kuwait a causa di un attacco kamikaze alla moschea sciita di Al-Imam al-Sadeq, mentre i fedeli erano riuniti in preghiera. Cinquanta soldati uccisi in un attentato sferrato dai miliziani somali di al-Shabaab contro una base militare della missione dell’Unione Africana in Somalia, situata nella regione a sud di Mogadiscio. Infine Lione, dove un uomo è stato trovato decapitato e con il volto sfregiato da scritte in arabo. Questo il bilancio di venerdì 26 giugno, una data che dovrebbe essere difficile da dimenticare ma che probabilmente farà la stessa fine dell’ondata #JesuisCharlie, scomparsa alla velocità di un tweet.
La tensione costante, che accompagna ogni movimento del mondo occidentale da quel lontano 11 settembre del 2001, sembra aver toccato nel 2015 uno dei suoi picchi massimi. La diffusione del senso di insicurezza che ci viene trasmessa dalla tv, dai giornali e da internet spesso non è accompagnata da altrettanta informazione che sia in grado si contestualizzare e spiegare non solo cosa sta succedendo ma, soprattutto, perché.
Così si alimentano pregiudizi e paure, due sentimenti che in un periodo di intensi cambiamenti sociali e di equilibri internazionali, come quello che stiamo vivendo, rischiano di essere un pericoloso detonatore.
L’instabilità del momento odierno è facilmente riscontrabile anche nella black list che la Farnesina stila annualmente per consigliare le mete più sicure ai viaggiatori italiani. Tra le nazioni a rischio troviamo la Francia, le cui città più pericolose sarebbero Parigi, Nizza, Lione e le Alpi Marittime, la Tunisia, il Marocco e l’Egitto, tutte mete ambitissime per il turista europeo e occidentale. Si leggono anche nazioni come la Russia e l’India, dove la tensione è tornata in quest’ultimo periodo ad un livello medio alto. Oltre alle nazioni considerate storicamente calde, come quelle del Medio Oriente o della penisola arabica, sono stati sventati attentati anche in Danimarca e in Australia.
Tempi duri per il turismo, crisi economica a parte, sembra quasi che nessun posto sia più sicuro per gli occidentali, che continuano a guardare il dito anziché la luna.