Quando si pensa al mondo della gioielleria e ai vari preziosi materiali che ne sono protagonisti, una delle primissime cose che vengono in mente è senza dubbio il diamante; per chi decide di avvicinarsi al settore delle pietre preziose (anzi, delle più preziose) può essere utile conoscere la tabella relativa alla purezza, al colore, al peso e al taglio dei diamanti. In base a queste caratteristiche è possibile fare una classificazione dei diamanti: scopriamone scala e grado.
Classificazione dei diamanti in base a carati e colore
Nel corso degli ultimi anni sono stati introdotti dei rigidi criteri di classificazione delle pietre: in questo modo vengono tutelati anche i possibili acquirenti; le caratteristiche principali in base alla quali vengono ordinati i diamanti sono il peso in carati, il colore, la purezza e il taglio. Questi fattori vengono spesso indicati come 4C, visto che in inglese si chiamano Carat, Colour, Clarity e Cut. Il peso (o meglio, la massa) del diamante viene espressa in carati, l’unità di misura utilizzata per tutte le gemme preziose; un carato equivale a 0,2 grammi, ma per le pietre di peso inferiore di solito si utilizzano i cosiddetti punti (un punto è pari ad un centesimo di carato). Per stabilire il prezzo dei diamanti al carato tutte le principali maison fanno riferimento al listino internazionale Rapaport. Bisogna specificare che non è detto che un diamante da un carato costi esattamente il doppio rispetto ad una pietra da mezzo carato: le gemme di grandi dimensioni sono più rare, quindi quella più grande costerà più del doppio rispetto a quella che ne pesa la metà.
La seconda classificazione è quella che si basa sul colore: le pietre possono avere tonalità che vanno dal bianco ghiaccio fino al bianco caldo e sono ordinate in base ai criteri istituiti dal Gemological Institute of America (GIA), che prevede una scala che va dalla lettera D (pietre perfettamente incolori) e arriva fino alla Z. Le pietre classificate con la lettera D sono le più rare e di conseguenza le più costose, mentre i diamanti che rientrano tra le categorie F e J sono i più diffusi sul mercato. Ecco la tabella dei colori dei diamanti:
Lettera scala | Colore |
D | Perfettamente incolore |
E | Bianco eccezionale |
F | Bianco extra + |
G | Bianco extra |
H | Bianco |
I, J | Bianco leggermente colorito |
K, L | Bianco colorito |
M, N, O, P, Q-R, S-Z | Colorito |
Tabella purezza e importanza del taglio
Tenendo conto della purezza (Clarity), i diamanti vengono classificati in base al loro livello di trasparenza, alla continuità e all’omogeneità. Ovviamente la presenza di inclusioni (cristalli di altro genere o fratture) fa scendere il grado di purezza che viene valutato dagli esperti con l’utilizzo della famosa lente a dieci ingrandimenti (sicuramente vi sarà capitata di vederla in qualche film). Anche in questo caso vediamo la tabella della purezza dei diamanti stilata secondo i gradi di classificazione stabiliti dal GIA:
Sigla | Purezza |
IF (Internally Flawless) | Internamente Puro |
VVSI1-VVSI2 (Very Very Small Inclusion) | Inclusione piccolisima |
VS!-VS2 (Very Small Inclusion) | Inclusione molto piccola |
SI1-SI2 (Small Inclusion) | Inclusione piccola |
P1-P2-P3 (Piquè) | Inclusione visibile ad occhio nudo |
L’ultima caratteristica che prendiamo in considerazione è il taglio: anche questo è un fattore molto importante nella classificazione dei diamanti, infatti riguarda la forma della pietra, il numero delle faccette e la loro posizione, e altre qualità della pietra come la proporzione. Tra le 4C, il taglio (Cut) è l’unica che viene influenzata dall’intervento dell’uomo: un diamante ben tagliato seguendo delle rigide formule matematiche potrà riflettere la luce al suo interno e disperderla e rifletterla attraverso tavola e corona. A seconda del taglio, la pietra può avere diverse forme (tondo, ovale, a cuore, a smeraldo, a goccia e così via).