Verrà votata domani la proposta del Movimento 5 Stelle per il taglio degli stipendi dei parlamentari. Analizziamo le novità e quanto si è detto oggi in Parlamento, scopriamo il parere del PD e di Renzi sulla riforma dei costi della politica e quali sono i punti cardine di una misura che ridurrebbe sensibilmente lo stipendio dei rappresentanti dei cittadini.
La proposta del Movimento 5 stelle: riforma dei costi della politica con taglio stipendio parlamentari
Trasparenza e taglio degli stipendi. Sono questi i due concetti chiave della riforma sui costi della politica proposta dal Movimento 5 Stelle ampiamente pubblicizzata sul web che domani verrà votata in aula. Il testo della legge è molto chiaro, i grillini propongono di fissare a 3000 euro l’indennità che spetta mensilmente ai deputati obbligando questi a rendicontare tutte le spese per cui si fa richiesta di rimborsi, abbassando inoltre il budget riservato a quest’ultimi.
Da anni i parlamentari del Movimento 5 Stelle rimborsano tutto ciò che gli viene dato di superfluo destinando questi milioni alle piccole imprese e ad altri progetti a sostegno dei cittadini, questo però sarebbe un passo nettamente più importante poichè la proposta riguarda tutti i parlamentari e frutterebbe un risparmio che è stato stimato attorno a 80 milioni di euro l’anno.
Grazie a una campagna di informazione molto intensa questa proposta è stata divulgata sul web e per questo motivo sono molti i cittadini che si augurano che nella giornata di domani la proposta venga accolta in modo tale da risolvere un problema denunciato da decine di importanti politici negli anni ma che poi non è mai stata presa in considerazione rivelandosi pura propaganda.
Parere del PD e Renzi sul taglio degli stipendi dei parlamentari e novità sulla legge
Renzi negli ultimi giorni si è detto favorevole al progetto del Movimento 5 Stelle nel concetto ma contrario nella forma. Il Premier ha ad esempio proposto di diminuire l’indennità in base alle presenze registrate da ogni singolo deputato, oggi in aula molti membri del Partito Democratico hanno contestato il taglio proposto in prima linea da Di Maio, Di Battista, Roberta Lombardi e Carlo Sibilia mentre Renzi ha attaccato direttamente proprio Di Maio proponendo ironicamente di dargli il 37% dello stipendio che gli spetta, cifra pari alla percentuale di presenza in aula dell’importante figura del Movimento.
Scagliarsi contro l’unica forza politica che rimborsa direttamente ai cittadini tutto ciò che riceve di troppo potrebbe risultare piuttosto ipocrita agli occhi dei più, certo è che gli interventi degli esponenti del PD di oggi ma anche le dichiarazioni del Premier Renzi lasciano poco spazio ai dubbi. Molto probabilmente domani il Partito Democratico voterà in massa no, con la speranza dei cittadini in questo caso che poi lo stesso partito si adoperi per proporre una legge con lo stesso scopo ma quella “forma” che Renzi crede sia migliore.