Le proiezioni macroeconomiche all’interno dell’Unione Europea (UE) sembrerebbero positive per il 2024. Condizione che influenza da subito l’andamento dei tassi d’interesse sui mutui. La percentuale è prevista al ribasso, un trend che stimolerà la ripresta della compravendita nel mercato immobiliare, che durante l’anno 2023 ha subito forte arresto a causa dell’aumento significativo dei tassi di interesse sui mutui bancari. L’autorità che decide sull”aumento o la diminuzione del costo del denaro spetta alla Banca Centrale Europea (BCE). Speriamo che quest’anno ci siano buone notizie per i nuovi mutuatari.
Il primo nemico da sconfiggere è l’inflazione. Se non scende, secondo una regola base di economia, non si può pensare a una diminuzione del costo del denaro. Per avere dei risultati promettenti, la decisione di politica monetaria adottata dalla BCE dovrebbe portare il tasso d’inflazione dal 5,4% del 2023 al 2,7% nel 2024, fino al conseguimento di livelli sopportabili e di stimolo all’economia di tutti i paesi UE. Le previsioni indicano che si arriverà un tasso d’inflazione del 2,1% nel 2025 e dell’1,9% nel 2026.
Per inflazione s’intende, in economia, il rincaro duraturo nel tempo, dei prezzi di beni e servizi. Quest’aumento ha una portata generale che si manifesta con la diminuzione del potere d’acquisto. Con parole semplici, con 100€ non si compra più la stessa quantità di beni quando si va a fare la spesa; il carrello sarà più vuoto. Un modo per rallentare la crescita dell’inflazione è proprio aumentando il tasso ufficiale d’interesse. Riportare il tasso d’inflazione a livelli più accettabili significa per l’economia di mercato bloccare l’andamento al rialzo del costo del denaro, con tendenza che mira far diminuire anche tassi dei mutui.
Forse durante il 2024 la diminuzione dell’inflazione e dei tassi di mutuo non sarà efficace, ma rappresenta l’inizio di una nuova fase di crescita economica nei paesi UE. Riportando l’inflazione a livelli più bassi sarà stimolato l’aumento dei redditi delle famiglie e del conseguente potere d’acquisto, che si renderanno concreto con un aumento generalizzato dei consumi. E’ prevista una crescita economica dello 0,6% nel 2023, dello 0,8% nel 2024 e dell’1,5% nel 2025 e 2026.
Non si raggiungeranno tassi di mutuo pari a quelli del post-covid, dove il tasso d’interesse di riferimento era di pochi punti base, considerando che 1 pb è uguale allo 0,01%, ma anche partendo da 200 pb sarà l’inizio della ripresa del mercato immobiliare. Gli italiani riprenderanno a investire nel mattone, un’abitudine radicata nella società da decenni.
Solo nel 2025 si avrà una robusta ripresa della compravendita immobiliare e delle stipulazioni dei contratti di mutuo. Per adesso ci dobbiamo accontentare; si stanno facendo i primi passi per la riduzione dei tassi, che sono previsti nei primi mesi del 2024. L’obiettivo della BCE è di riportare, rassicurando il mercato, le rate di mutuo ai livelli di fine 2022. Previsione attendibile, sperando a una soluzione di una tragedia in atto in Europa. Tutto è partito dall’invasione russa dell’Ucraina. Le speranze sono rivolte a un’equa e duratura soluzione della guerra russo-ucraina, e della conseguente diminuzione e stabilizzazione del costo dell’energia. Tutto è partito da questo evento inatteso e incomprensibile. L’aumento del costo dell’energia e la diminuzione dei beni disponibili sono la causa della crescita dell’inflazione e dell’aumento dei tassi sui mutui. La pace tra i popoli è fonte di benessere e serenità.