Si chiama Simone Borgese il ragazzo che ha picchiato, violentato e rapinato la tassista di quarantadue anni a Roma lo scorso 8 maggio, mentre prestava servizio in taxi. Il cliente, un ragazzo di circa trent’anni, un italiano alto, calvo, palestrato aveva fermato il taxi, guidato dalla malcapitata donna, chiedendo di essere portato verso Fiumicino.
Lungo il tragitto, il ragazzo aveva condotto la tassista verso via Pescina Gagliarda, una strada senza uscita dove aveva abusato di lei e, prima di fuggire, l’aveva anche derubata dei soldi dell’incasso. Un colpo da maestro, svolto senza troppe resistenze da parte di lei – picchiata prima dell’abuso – o impedimenti esterni – il tutto si è svolto in una zona di campagna, lontano da occhi indiscreti. E poi la fuga.
La donna, in stato di choc, aveva avvisato la centrale che subito l’aveva soccorsa e fatta portare in ospedale. Immediatamente sono scattate le indagini da parte della Polizia, con l’ausilio della Scientifica. Sabato le autorità avevano diffuso l’identikit dell’aggressore in fuga ed era scattata una vasta battuta di ricerche in tutta la zona.
Poi il riconoscimento. Grazie all’identikit sono arrivate diverse segnalazioni, tra le quali quella di un tassista, collega della donna violentata. L’uomo ha raccontato di aver accompagnato, qualche giorno prima dell’aggressione, un cliente somigliante a quello del ritratto. Al tassista, al termine della corsa, aveva detto di non avere i soldi per pagare. Così aveva lasciato al conducente il numero di telefono. Grazie al contatto telefonico, gli agenti sono risaliti a Simone Borgese. A questo punto, col nominativo completo, è stato facile risalire alla foto tramite i social network. Una volta trovato, la foto è stata mostrata alla vittima che lo ha riconosciuto come l’aggressore.
Immediatamente sono scattate le ricerche e il ragazzo è stato rintracciato in via Pineta Sacchetti, all’angolo con via Alciato. In un primo momento ha tentato di scappare, ma è stato subito bloccato dagli agenti, che lo hanno condotto in Questura.
Una volta interrogato, di fonte al pm, Simone Borgese ha confessato tutto, lo stupro e la rapina della tassista di quarantadue anni. “Stavo aspettando l’autobus che non arrivava. Ho visto quel taxi e l’ho fermato. Volevo tornare a casa. Non so cosa mi sia preso. È stato un raptus”. Un momento di impulsività al quale il ragazzo si sarebbe abbandonato, ma il trentenne romano non è nuovo a questi “raptus”: tra i suoi precedenti c’è un furto ad un autogrill e un’aggressione al compagno di sua madre. Borgese ha ammesso le proprie responsabilità. All’interrogatorio è seguita una perquisizione domiciliare, dove è stato trovato il vestiario indossato al momento della violenza e descritto dalla vittima.
Dopo la tappa in Questura, Simone Borgese, reo confesso dello stupro della tassista, è stato portato nel carcere di Regina Coeli nella tarda serata di domenica. L’indagine è stata condotta dal procuratore Maria Monteleone e dal sostituto Eugenio Albamonte. Al momento i reati ipotizzati sono quelli di violenza sessuale, rapina e lesioni.
La Procura di Roma ha inviato al gip la richiesta di convalida del fermo e l’emissione del provvedimento di custodia cautelare in carcere per Borgese. Spetterà al giudice per le indagini preliminari fissare l’interrogatorio di garanzia che potrebbe avvenire tra martedì e mercoledì nel carcere di Regina Coeli.