Dopo “Batman”, il ritorno di Ben Aflleck da protagonista in “The Accountant”, diretto da Gavin O’Connor. Vi forniremo trama e recensione del film.
Christian Wolf è un bambino che soffre di autismo, insieme a suo fratello. I genitori ne seguono la crescita sostenuti dall’aiuto di specialisti. Controllando le possibili crisi grazie all’ausilio di un medicinale, il padre cresce i suoi due figli con tecniche militari utili affinché i due ragazzi in difficoltà, un giorno non si facciano sottomettere da nessuno. Christian nel frattempo sviluppa una particolare predisposizione per la matematica che lo porterà a diventare un abile contabile, unico nel suo ambiente. Se uniamo l’aspetto militare con la sua professione, quale potrà essere il risultato?
Presentato all’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma nella “Selezione Ufficiale”, distribuito dalla Warner Bros, arriva nelle sale il nuovo film di Gavin O’Connor “The Accountant”. Il contabile, parola che deriva dal verbo “contare”, colui che conta, un uomo che conta i soldi, potrebbe fare altro nella vita? Apparentemente lo immaginiamo abitudinario, individuandolo come un impiegato dal volto chino sulla propria scrivania e con un viso triste.
Recensione del film “The Accountant”
Lo sceneggiatore Bill Dubuque, come ha già fatto in “The Judge”, ha scavato all’interno di una figura semplice all’apparenza creando e scrivendo un profilo che, grazie all’aiuto del regista, oltre a essere misterioso è anche molto affascinante. Tre sono i temi forti che ha deciso di mettere nel plot e in sceneggiatura: il tentativo di superamento delle proprie difficoltà, bullismo e doppio. I primi due sono correlati vista la trasformazione che regala al protagonista: all’inizio lo spettatore lo considera malato, successivamente diviene un abile contabile e parallelamente un terribile assassino. Il terzo, il tema del doppio è costantemente presente lungo tutta la narrazione. A partire dalle due storie parallele, quella del semplice contabile e quella del cecchino senza scrupoli; i due bimbi che vengono mostrati in forte sofferenza, uno di questi è proprio Christian Wolf; il rosso e il nero, i due colori con cui, analizzando il bilancio degli ultimi 15 anni, trova una falda nella “Living Robotics”; due sono i fratelli e due sono i quadri Renoir e Pollock.
Un uomo misterioso, Christian Wolf, interpretato da Ben Affleck e descritto grazie alla regia di Gavin O’Connor. Un regista che ritorna alla festa del Cinema dopo aver portato nel 2008 “Pride and Glory”, innamorato delle immagini. Questo suo amore lo si evince sin dai primi momenti del film, dove viene descritta una scena del crimine cambiando spesso movimenti di macchina, soffermandosi su alcuni dettagli della scena e creando assieme al montatore, un clima di suspance ideale per far partire forte il film.
Nella prima sequenza ci presenta il piccolo Christian, assieme ai genitori presso il centro per autistici, che sta realizzando un puzzle raffigurante Mohamed Alì, colpisce vedere che sul finale gli manca un ultimo pezzo, il cuore, proprio ciò che cerca il Christian da parte di chi si affaccia verso la sua debolezza. Parlare di immagini indubbiamente non può che portare il discorso verso l’arte figurativa per eccellenza, la pittura. Nel film il protagonista è un grande appassionato d’arte, infatti possiede due quadri originali dipinti da Renoir e Pollock. Cercherà di vendere il secondo e trattenere il primo, scelta interessante proprio perché andando a verificare la biografia di Renoir si nota come nella sua vita ci sia una forte influenza del padre, proprio come il nostro protagonista.
È curioso inoltre sentire intonare spesso, da parte di Ben Affleck, la filastrocca su Solomon Grundy, usata come forma di rilassamento in cui viene musicato l’elenco dei fatti, suddiviso in giorni della settimana, compiuti da questo personaggio che in realtà è un cattivo della Dc Comics. Nonostante un veloce ritmo il film è godibile e presenta un finale che dividerà il pubblico o deludendo o continuando il processo di fascinazione cominciato con la descrizione del Contabile, magari proprio in un secondo capitolo.