Trama e recensione di The Hateful Eight, nuovo film di Quentin Tarantino. Da Premio Oscar la colonna sonora di Morricone e la prova di Jennifer Jason Leigh.
“The Hateful Eight” grande assente tra i Miglior Film dei Premi Oscar 2016, candidati Ennio Morricone per la colonna sonora e Jennifer Jason Leigh come non protagonista
Otto, come i film portati al successo da quel genio assoluto che risponde al nome di Quentin Tarantino. Una carriera esplosa negli anni ’90 con il successo di critica per l’esordio in regia in Le Iene e che, con il passare degli anni, ha sempre più evidenziato gli inconfondibili caratteri che rendono unico il suo stile.
Otto, come i personaggi che si alternano sul grande schermo nel suo ultimo lavoro cinematografico, The Hateful Eight. La pellicola, ufficialmente disponibile nei cinema italiani a partire da giovedì 4 febbraio 2016, rappresenta un ritorno in grande stile per Tarantino, presente a Roma per l’anteprima del film avvenuta il 28 gennaio nello storico Teatro 5 di Federico Fellini a Cinecittà. Il regista avrebbe voluto in sala esattamente 888 persone, proprio per omaggiare il suo ottavo lavoro e con la ricorrenza del numero otto.
Alla fine, in quella serata, i presenti in sala sono stati molti di più, talmente tanta era l’attesa e la curiosità di vedere cosa, la mente illuminata del regista, poteva aver creato questa volta. È vero, alcuni dettagli non sono mai cambiati nel corso degli anni, ma già nel periodo antecedente l’uscita di The Hateful Eight si prevedeva, senza fatica, un vero capolavoro, da non perdere. Se poi a tutto questo aggiungiamo il dettaglio, non da poco, che vuole il grande maestro italiano Ennio Morricone artefice della colonna sonora del film, rinunciare alla visione e all’ascolto di The Hateful Eight dovrebbe rientrare tra i crimini dell’umanità. Dopo aver visto il film, soprattutto se nella versione 70mm, tornano in mente le parole dello stesso Tarantino quando, in una recente intervista, ammetteva un briciolo di contrarietà provata per l’esclusione del film dai Premi Oscar 2016. A questo punto, alla polemica scatenata dalla totale assenza di attori di colore tra le venti candidature annunciate, per la celebre cerimonia statunitense dovrebbe aggiungersi anche il dubbio di non aver scelto nel migliore dei modi le pellicole da presentare per la categoria Miglior Film, se consideriamo gli scarti illustri Carol, Steve Jobs ed il sopracitato The Hateful Eight.
“Solo” tre candidature per l’ottava fatica di Quentin Tarantino tra cui, come detto in precedenza, quella per la Miglior colonna sonora firmata dal maestro Ennio Morricone. La seconda statuetta se la contenderà per la Miglior fotografia a Robert Richardson e, anche questo, era immaginabile considerato l’impatto emotivo che il susseguirsi di immagini creano nello spettatore. Infine, molto atteso agli Academy è il responso per la vincitrice come Miglior attrice non protagonista. A rappresentare The Hateful Eight sarà l’unica donna presente tra gli otto protagonisti del film, Jennifer Jason Leigh. Classe ’62, con circa 50 film all’attivo, l’attrice si presenterà sul palco degli Academy con la consapevolezza di aver dato vita ad un’eccellente performance, tra quelle che maggiormente ti restano dentro quando, alla fine del film, esci dal cinema e sei ancora travolto dall’ondata di sensazioni provate nel corso delle oltre tre ore di pellicola.
I bookmakers danno per favorita assoluta la giovane Rooney Mara per l’interpretazione di Therese nel film Carol (la sua amante cinematografica Cate Blanchett è invece candidata ad attrice protagonista) ma dopo aver assistito all’eccellente prova della Leigh, avere dei grossi dubbi a riguardo risulta quantomeno lecito.
Tra i suoi compagni di avventura avrebbero sicuramente meritato un riconoscimento Samuel Lee Jackson e Walton Goggins i quali, sul grande schermo, han prestato rispettivamente il proprio volto al Maggiore Marquis Warren e al presunto sindaco di Red Rock, Chris Mannix. Ma le scelte degli Academy non si discutono, soprattutto perché al momento Los Angeles è impegnata a contenere l’ondata di polemiche accorse per la scelta di escludere attori di colore (e omosessuali dichiarati) dalla corsa all’Oscar. A noi non resta che goderci lo spettacolo comodamente seduti in poltrona ed esprimere la più alta gratitudine a Quentin Tarantino per l’ottava genialata regalatici, The Hateful Eight.
Recensione del nuovo film di Quentin Tarantino, la trama è suddivisa in sei capitoli
Capitolo 1, L’ultima diligenza per Red Rock: Una landa bianca e desolata nel territorio Wyoming (al confine col Nebraska). Dall’immensa distesa di neve si erge un Cristo inchiodato su una croce di legno, mentre in lontananza si intravede una diligenza in movimento, trainata da cavalli infreddoliti.
Inizia così The Hateful Eight, e già ti pervade la sensazione di trovarti al principio di tre ore di esilaranti colpi di scena in perfetto stile Tarantino. A bordo del mezzo di trasporto si trovano John Ruth (Kurt Russell) detto “il boia”, Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh) e il cocchiere O.B. Jackson (James Parks).
Nel pieno di una tempesta di neve, sulla strada che porta a Red Rock, i tre si imbattono nel Maggiore Marquis Warren (Samuel Lee Jackson), intento a raggiungere la località con i cadaveri di quattro criminali e l’obiettivo di riscuotere quanto dovuto. Ciò che accomuna il Maggiore e John Ruth è infatti il loro operato nelle vesti di cacciatori di taglie. Proprio il personaggio interpretato da Kurt Russell trasporta la latitante Daisy sulla quale pende una taglia di ben 10.000 dollari. Sceglie di non ucciderla perché è suo solito godersi il momento in cui le sue conquiste vengono condannate all’impiccagione. Decide quindi di trasportarla viva e ammanettata e per questo motivo non si fida subito ad accogliere il Maggiore Warren, ma sceglie di offrirgli un passaggio a condizione che si faccia ammanettare anche lui.
Capitolo 2, Figlio d’un cane: Ad aggiungersi all’allegra compagnia, giunge il presunto nuovo sindaco di Red Rock, Chris Mannix, anche lui rimasto bloccato nel bel mezzo della tempesta di neve. Ruth libera Warren e con lui stringe il patto di reciproca difesa in caso di bisogno, dopodiché fa salire a bordo Mannix. Quest’ultimo, nel corso del viaggio, svelerà dettagli sul passato di Warren, ex prigioniero di guerra sul quale fino a poco tempo prima pendeva una taglia esorbitante.
Capitolo tre, l’Emporio di Minnie: a questo punto si entra nel cuore del film, nella parte viva, poiché l’intera pellicola avrà luogo all’interno dell’emporio. Tra le mura del negozio si ritroveranno gli otto protagonisti di The Hateful Eight, quattro li abbiamo già conosciuti ed ora entrano in gioco gli altri, pronti ad accoglierli tra le quattro mura.
Ruth e Warren notano subito che i proprietari della “baracca” non sono più i soliti Minnie (Dana Gourrier) e Sweet Dave (Gene Jones) ma quattro uomini mai visti in precedenza. Bob (Demiàn Bichir) che rivendica la gestione del locale in quanto delegato da Minnie e Sweet Dave, il boia Oswaldo Mobray (Tim Roth), il mandriano Joe Gage (Michael Madsen) e l’ex generale Smithers (Bruce Dern).
Gli otto personaggi iniziano così ad interagire tra loro, senza però rinunciare alla legittima diffidenza di chi sceglie di non fidarsi mai del prossimo. La mente nella quale risiedono più dubbi è quella di Warren. L’uomo non crede alla storia per cui Minnie e Sweet Dave avrebbero abbandonato la propria attività, a maggior ragione se questa è rimasta in mano ad un messicano, etnia mal vista da Minnie. Ma l’uomo su cui inizialmente Warren concentrerà la propria attenzione è il generale Smithers. Lo provocherà, tirando fuori vecchi aneddoti del defunto figlio risalenti alla guerra di secessione e finirà per ucciderlo, facendo passare l’accaduto per legittima difesa. Ogni volta che viene affrontato l’argomento “guerra”, entrano in netto contrasto il Maggiore Warren e Mannix, nordista nero il primo, sudista bianco il secondo.
Capitolo quattro, Domergue ha un segreto: mentre Warren discuteva con il generale Smithers, sullo scenario di The Hateful Eight accadeva qualcosa che solo la donna latitante è riuscita a vedere. Qualcuno ha avvelenato il caffè, portando in seguito Ruth e O.B.J. a stramazzare al suolo. Questo provoca inevitabilmente una forte reazione da parte di Warren, consapevole che qualcuno intorno a lui ha tentato di uccidere gran parte dei presenti. Obbliga il madriano Joe Gage, il messicano Bob e il boia Mobray a mettersi faccia al muro e, insieme a Mannix, gli punta due pistole addosso. Ricostruisce l’accaduto, intuendo che qualcuno è arrivato ad avvelenare il caffè nel tentativo di salvare la vita di Daisy. Prima analizza la figura di Bob, giungendo alla conclusione che questo sia in realtà l’assassino di Minnie e Sweet Dave, e gli fa esplodere il cranio con una crivellata di colpi. Quando Warren minaccia di far bere il caffè avvelenato a Daisy, il madriano Gage ammette la propria colpevolezza. Ma è a questo punto che prende vita l’ennesimo colpo di scena presente in The Hateful Eight. Da sotto il pavimento di legno dell’emporio, apre il fuoco un altro uomo, rimasto nascosto per tutto il tempo, che arriva così a ferire brutalmente Warren. Nella confusione rimane ferito anche Mannix, per mano di Mobray che nel frattempo era riuscito a recuperare un’arma, a differenza di Gage che resta l’unico disarmato e non ferito.
Capitolo cinque, I quattro passeggeri: qui il film apre ad un necessario flashback che riporta lo spettatore a diverse ore prima, sempre all’interno dell’emporio di Minnie, per spiegare finalmente in che modo si è giunti a quella caotica e confusa situazione. Emerge così il “dettaglio” che vuole Bob, Mobray e Gage complici insieme a Jody Domingray (l’uomo nascosto sotto al pavimento) in un piano ben organizzato, con l’obiettivo di salvare la vita a Daisy, sorella di Jody. Dopo aver ucciso Minnie, Sweet Dave e tutti i presenti all’interno dell’emporio, hanno atteso l’arrivo di Ruth, risparmiando la vita al generale Smithers per far sembrare più credibile la storia del semplice “riparo dalla tempesta di neve”.
Ultimo capitolo, Uomo nero, inferno bianco: con questo capitolo si conclude The Hateful Eight e sarebbe probabilmente inutile svelare in che modo Quentin Tarantino abbia deciso di far finire la propria creatura. Immagini sature di adrenalina e suspense, capaci di farti arrampicare sulla poltrona del cinema perché fino all’ultimo minuto non si arriva a capire chi sopravviverà e chi invece farà la fine di Ruth, O.B.J., Minnie e Sweet Dave. Possiamo anticiparvi che negli ultimi minuti emergerà un forte legame nato inconsciamente tra chi, fino a pochi minuti prima, rappresentava una reale minaccia l’uno per l’altro.
Noi decidiamo di non svelarvi il finale e consigliamo caldamente la visione del film direttamente sul grande schermo. Immancabile, soprattutto nella seconda parte del film, è lo splutter, al limite del sopportabile se siete deboli di stomaco, entusiasmante per chi invece ama vedere sangue in ogni dove. Sin dall’inizio si alternano invece dialoghi sopra le righe, tipiche dello stile tarantiniano, e inquadrature al limite del surreale chiamate a sdrammatizzare la tensione di determinate scene.
Quentin Tarantino torna in grande stile dietro la macchina da presa, a distanza di tre anni dal successo ottenuto con Django Unchained. A differenza delle vicende che vedevano protagonista Jamie Foxx, quelle di Kurt Russell e Samuel Lee Jackson non sono state candidate a Miglior Film nell’ambito degli Academy Awards. Un vero peccato se pensiamo alla totale riuscita dell’intera opera, a cominciare dai costumi e dai dialoghi, passando per le interpretazioni degli attori e la colonna sonora della pellicola. Con la quasi totale certezza di trovarvi d’accordo con noi, vi lasciamo alle parole di Quentin Tarantino che, premiato per la miglior colonna sonora, sale sul palco dei Golden Globes 2016 ed esalta il talento del maestro Ennio Morricone paragonandolo ai grandi del passato, Mozart e Beethoveen. Un bel discorso per un orgoglio italiano, nella speranza che queste parole possano fare il “bis” la notte del 28 febbraio a Los Angeles.
ho visto il film, condivido la recensione in maniera assoluta