Euro si, euro no? Questa sembra essere la domanda che più di tutte tormenta i paesi maggiormente segnati dall’austerity sviluppatasi nel continente europeo. C’è l’Italia, c’è la Spagna e soprattutto in queste settimane c’è la Grecia. Ieri sera, il primo ministro ellenico Alexis Tsipras ha incontrato a cena Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea nel tentativo di giungere ad un accordo che risolvesse i problemi della Grecia ed evitare così l’uscita del Paese dall’euro. A seguito di una lunga discussione, il cui oggetto di confronto tra le due parti sono state le offerte dei creditori europei e la negoziazione salva-Grecia tentata da Tsipras, un comunicato diffuso dalla Commissione ha giudicato l’incontro “buono“ e “costruttivo”.
Ma cerchiamo di capire concretamente cosa è stato messo sul tavolo di trattativa:
Partiamo dal fatto che la Grecia ha recentemente eletto come primo ministro Alexis Tsipras e che proprio quest’ultimo attraverso il suo piano governativo ha da sempre promesso ai propri elettori di rivedere i rapporti comunitari e di non sottoporre più la nazione a restringimenti finanziari frutto di richieste europee. Al momento pare che la maggioranza del popolo ellenico continui a sostenere il governo e quindi la negoziazione portata avanti in queste settimane. Dall’altra parte però, la Grecia non dispone più di fondi monetari e ha ancora un enorme debito da coprire, e i suoi creditori bussano insistentemente alle porte del paese, per riavere indietro il denaro prestato. Si richiede quantomeno di restituire una parte (300 milioni di euro) entro questo venerdì. La risposta di Tsipras, riguardo la riuscita di tale pagamento è stata semplicemente “Non preoccupatevi”.
La richiesta ufficiale dell’Ue, resta comunque legata all’aumento futuro del PIL, per il quale avrebbe stabilito i seguenti “paletti”:
+1% entro la fine del 2015
+2% nel 2016
+3% nel 2017
+3,5% nel 2018
Il primo ministro greco ha annunciato che provvederà ad aumentare l’età pensionabile e a riformare l’IVA, ma ha categoricamente escluso la possibilità di una revisione del diritto del lavoro nel proprio paese, come invece richiesto dai creditori.
Pugno duro della Grecia dunque, e qualcuno in Europa sembra dirsi molto pessimista riguardo la trattativa in corso. Non si fanno aspettare infatti le parole del ministro degli Esteri finlandese Timo Soini, il quale ha commentato la questione dichiarando: “i 240 miliardi di euro, concessi fino ad oggi alla Grecia, sono stati soldi spesi male e quindi nuovi aiuti non servirebbero”.
Un accordo non semplice dunque, e Tsipras si trova ad un bivio: da una parte, se decidesse di rifiutare le proposte europee, porterebbe il paese al disfacimento più totale; ma d’altro canto, se accettasse, perderebbe i consensi di una parte del suo partito, Syriza, notoriamente contrario ai piani europei.