Vacanze: Solo il 34% degli italiani manterrà le sue abitudini
Come noto, quando un paese è pervaso da crisi e recessione, c’è un calo generalizzato della qualità della vita sociale. Un esempio è dato dal drastico calo della richiesta di energia, regredita a quella di oltre vent’anni fa. Ma non solo. Ai dati già gravi messi in campo, forse il più grave in assoluto sono i circa 3,5 milioni di disoccupati, tenendo conto che, invece, i posti di lavoro mancanti sono circa 7 milioni. Quindi un’Italia con un’economia che, al pari della richiesta d’energia, sta tornando indietro di vent’anni. Sebbene dovrebbe giungere una boccata di ossigeno dal pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, il risanamento dei conti pubblici e il pugno chiuso del credito provocheranno una recessione anche per tutto il 2013. Ci si aspetta, inoltre, una recrudescenza della disoccupazione che nel 2014 salirà al 12,5%. Tutto questo, e altro ancora, incide drasticamente anche sulle vacanze delle famiglie.
In piena e duratura crisi le persone hanno meno possibilità di spesa che conduce a risparmiare e a tagliare le spese che si ritengono inutili e quelle che non hanno a che fare con la vita quotidiana della famiglia: le spese che permettono di “vivere”. Ad esempio, ancorché si tenda a risparmiare sui generi alimentari, la spesa va pur fatta, altrimenti si muore di fame. Il carburante per le auto va acquistato se ci si vuole recare sul posto di lavoro – per quelli che non hanno alternative efficaci -, e via dicendo. Però un altro dato va citato, perché rappresenta uno spaccato di estrema gravità: ci sono persone che hanno smesso di “curarsi”, ossia non si recano più in farmacia per acquistare i medicinali di cui hanno bisogno.
E allora, come accennato, nelle spese da tagliare ci entrano anche le vacanze. Per noi italiani le vacanze sono un po’ come un’istituzione, quindi si studia il modo per farle ugualmente. La vacanza rappresenta, per l’italiano, un momento di incontro della famiglia al completo, perché in generale siamo propensi a trascorrere la vacanza con i nostri cari. È chiaro che in tempi di crisi le vacanze, per potersele permettere, va ridimensionata, sia nel budget da assegnargli sia nel dove e per quanto. Di conseguenza si riducono i giorni di permanenza, che da due passano a una settimana, e con la scelta di località più vicine e in luoghi dove l’offerta è elevata in modo da reperire strutture a buon prezzo.
Da un’indagine della Coldiretti, emerge, fra l’altro, che per quest’anno il 58% delle famiglie italiane, quindi sei su dieci, ha stanziato un budget vacanziero inferiore ai mille euro, e di questi, il 18% ha previsto una spesa inferiore ai 500 euro. Quindi vacanze rigorosamente low-cost. il 32%, continua Coldiretti, sceglierà località più vicine, mentre il 25% accorcerà la durata e il 18% partirà in bassa stagione. Soltanto il 34% manterrà le proprie abitudini.
I risparmi che le famiglie faranno per le vacanze vanno dai divertimenti, che incidono per il 33%, a un buon 25% che abbasserà il livello degli alloggi, passando dagli alberghi alle pensioni. Il 9% alloggerà negli agriturismi per l’ottimo rapporto prezzo/qualità e, per contenere ulterioriormente le spese, verrà scelto online dal 46% degli ospiti.
Più della metà degli italiani in vacanza, il 51%, mangerà in ristoranti, agriturismi, trattorie e pizzerie, e solo il 7% si accontenterà di bar e fast-food, però un’elevata percentuale, il 32%, prevedono di cucinare da soli.
Torna di moda il picnic in spiaggia – continua Coldiretti – dove le pietanze più gettonate, in ordine di preferenza, sono la frutta (77%), i panini (61%), le verdure (19%), i piatti pronti come pasta e riso freddo, pasticcio e lasagne (17%), o altro come salumi, formaggi e via dicendo. Il 37% tornerà dalle vacanze a mani vuote: niente regali, niente souvenir. Una forte frequenza si prevede per le sagre con il 74%, e i mercatini degli agricoltori, le cantine, le malghe o i frantoi dove pensano di recarvisi ben il 79% dei vacanzieri.
La crisi iniziata nel 2008 non accenna a diminuire i suoi effetti recessivi che, per forza di cose, coinvolgono la società italiana: aumenti, nuove tasse, restrizioni varie. Che portano la gente a sacrificare il dilettevole all’indispensabile, perché occorre fare i salti mortali con a disposizione un’insufficiente capacità di spesa da utilizzare anche per le cose futili. Il carovita porta un forte disagio sociale e le famiglie vivono una vera situazione di impotenza di fronte all’incertezza del futuro. Le “vecchie” abitudini sono state abbandonate per fare posto a quelle moderne, e così ora la spesa si farà ai mercati rionali, agli hard discount, direttamente dagli agricoltori; la colazione a casa e sempre meno al bar, le cene al ristorante sono state quasi tutte sostituite da quelle in casa con gli amici. Se non altro, ad esempio, una cerchia di tre coppie, permette di mangiare “gratis” due volte fuori casa. Come si dice, passare dalle stelle alle stalle non è facile come il contrario.