La Valutazione come processo formativo e umano dell’alunno
Se ritorniamo a scrivere sulla scuola è perché, in questo contesto, vediamo una scuola incerta, demotivata, rassegnata a un destino implacabile che non lascia sperare in un domani migliore. Meno male che, a prescindere dai provvedimenti che vorrà o non vorrà prendere il governo Renzi, a favore di questa istituzione ci sono ancora docenti che amano questa indispensabile agenzia didattica e cercano di tenerla in vita, col loro proficuo ed incessante lavoro.
A noi veterani della scuola corre l’obbligo di aiutare i giovani docenti, ad entrare in questo magico mondo, con le competenze necessarie, per migliorala da dentro, visto che le istituzioni l’hanno abbandonata al proprio destino. Nel mio pezzo “Scuola: la prima campanella”, pubblicato il 10 settembre scorso su questo giornale, ho trattato della programmazione didattica, ora è il turno della valutazione.
In questa prima fase di avvio del nuovo anno bisogna considerare che la valutazione è un elemento fondamentale in tutte le fasi della programmazione perché ne qualifica i momenti attuativi, ne verifica i traguardi e ne controlla l’andamento in vista della crescita culturale e della maturazione della personalità dell’allievo. La valutazione, offre al docente e al consiglio di classe, lo strumento indispensabile per la verifica dei risultati della progettazione didattica e per la ricerca dei mezzi e dei correttivi idonei al recupero delle eventuali lacune evidenziate, nella preparazione degli alunni, lungo il percorso a suo tempo programmato.
Per valutare gli alunni non bastano i soli giudizi sul profitto, ma è necessario che essi siano affiancati anche da altri elementi, quali: la diligenza intesa come interesse ed impegno, la partecipazione attiva al processo di apprendimento e alla vita scolastica, anche in relazione all’assidua frequenza, alle condizioni sociali, ambientali e culturali che costituiscono il contesto della vita dell’allievo. Questi elementi valutativi del processo formativo, consentono la reale conoscenza dell’allievo e servono a fornire notizie utili per determinare il voto finale che il consiglio di classe, nella sua collegialità, assegna al discente.
Così intesa la valutazione da attribuire ad ogni alunno alla fine dell’anno scolastico, e sulla quale molto si discute, ha assunto un carattere formativo, attestandosi su posizioni prioritarie nei confronti di quella sommativa. Inserendosi, pertanto, in un autentico processo di programmazione didattica e pedagogica, la valutazione diventa individuazione e rilevazione di crescite personali, avvalendosi di giudizi determinati dai livelli di partenza, dallo sforzo compiuto e dalla volontà dimostrata. Per questo essa, sommando allo sviluppo della persona umana il rendimento scolastico, può determinare il merito dell’alunno nel momento terminale in cui viene formulato.
Senza qui scomodare la tassonomia, che è la scienza che studia la scala gerarchica delle conoscenze, dalle più semplici alle più complesse, preme in ogni modo rilevare che gli strumenti della valutazione (voto e giudizio) debbono guidare alla verifica delle conoscenze, delle capacità, delle abilità e dei livelli di comportamento dell’alunno attraverso le verifiche periodiche (compiti, relazioni, ricerche, prove oggettive ed interrogazioni). Bisogna soffermarsi ed insistere, prima di ogni cosa, sulla validità del rapporto umano tra docente e discente, sulle finalità che guidano i processi formativi ed educativi (conoscenza dei contenuti disciplinari, sviluppo intellettuale e della personalità), sugli obiettivi conseguiti attraverso contenuti e metodi efficaci, sull’esigenza di individuare, nella preparazione dell’unità di apprendimento, gli obiettivi finali e intermedi che gli alunni dovranno conseguire.